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ANGELO MAI, L l catalogo che a" purgati occhi vostri j^ eminerUissimo Principe ^ si sottopone , non ha comune con gli altri scritti di simil genere se non il nome ; nel rimanente è anzi opera unica j e quale sinora non si è , credo ^ veduta in tutta la colta Europa . È dessa la descrizione analitica ragio^ nata de papiri egiziani della biblioteca vaticana ; cioè di manoscritti pri- ma d ora totalmente jenimmatici quanto alle copiose scritture di cui sono ingombri , e molto incerti eziandio quanto alle figurate rappresentazioni che li adornano • Ora questa doppia difficoltà jsi è finalmente cominciata con /elice successo a vincere , non da me che non mi arrogo tal lode » ma dal glorioso inverUore dell'egizio finetico alfabeto . Sarà dunque , ere-- do^'un bello spettacolo il conoscere in questi egiziani papiracei manoscrit- ti un prospetto di paleografia , quanto varia nelle sue spezie , gerogli- fica , geraiica , e popolare ; altrettanto rimota nelle sue epoche , cioè dai Faraoni , e dai Lngidi ^ insino ai Cesari .. Curiosa cognizione , per e- sempio , è vedere un intiero rogito di un contratto stipulato in Tebe sot- to il quarto Tolomeo » anni ducente e diciannos^e astanti Cristo \ e sa- IV prfe insieme , che tale epoca è ben più recente eT altri papiri di questa me- desima collezione . Tale notizia è tanto più sorprendente , poiché sinora i confini a noi cogniti della paleografia sembravano tanto stretti , che si pro- nunciava non senza timidità la congettura , ^e lo scritto di qualche insigne codice greco o latino , consenmto in celebri biblioteche , potesse attribuir- si al quarto o quinto secolo della cristianità . Essendo poi altronde cera- ti ssimo che la lingua de* papiri è la copta , ed avendone già acquistato r antico nazionale alfabeto ; ecco aperto un novello campo a" filologi da guadagnarvi gloria , con tentarne le interpretazioni , con accrescere il vo- cabolario , stabilire i canoni grammaticali di quel linguaggio , ed arric^ chire la storia e altre classi scientifiche di nuove cognizioni , che in tanta e sì intatta antichità non possono non incontrarsi . Ne lieve acquisto per la cronologia sono i nomi e le date di varii re; ed ampio è F aumento della egizia mitologia per la notizia sicura di tante divinità prima d'ora incerte ; ed è generalmente curiosa la descrizione esatta e prolissa delV egiziq ceri- moniale verso i defunti. Ora essendo a me ed a tutti notissimo , che V Eminen- za vostra reverendissima nel lun^o tratta della sua alta carriera ha colti-- vaio assai felicemente ogni buono studio , senza ammettere niuna ma^. niera di cognizioni sacre e civili ; e che sempre ha protette le arti ed amate le lettere ; e che ha appreso molti linguaggi antichi e moderni ; ho creduto che questo solo studio dell' antica scrittura egiziana in grazia della sua no^ ^ità Le riuscisse nuovo ; ed ho sperato in tale supposizione che una ope^ ricciuola contenente notizie inaudite^ potesse singolarmente piacere a cfii ebbe perpetuo talento di sapere tutto lo scibile . Ecco il motivo , per cui del presente libro a Voi , eminentissimo Principe , prima che ad ogni al- tro ^ si fa omaggio; e per cui^ come scritto singolarmente a Koi aggra^- devole ^ si è ambito r onore d* intitolarvelo . Sono ffoi tanti i meriti della Eminenza vostra reverendissima verso la biblioteca vaticana , posseditri- ce di questi papiri , tante e sì laute le beneficenze in essa dal favor vo- stro versate , che si rende preziosa ogni occasione di poterle contestare la debita gratitudine. AL CORTESE LETTORE. L a raccolta de* papiri egizi della biblioteca vaticana h di tempo assai recente ; poiché appartiene agli ultimi anni del pontificato di Pio VII , ed ai primi di Leone XII felicemente regnante. I primi saggi di questa letteraria merce di Egitto furono presentati al pontificio Governo in Roma dal missiona- rio P. Angelo da Pofi francescano ; e V allora Maggiordomo , ora eiho Card. Frosini , ne fece acquisto per la biblioteca vaticana , rimunerando convenevol- mente quel benemerito religioso . Quando io per grazioso invito di Pio VII, venni al governo deUa pontificia biblioteca , trovai que* curiosi rotoli chiusi ancora ne' loro tubi metallici , non isvolti e perciò poco idonei a studiarsi . Indi a non molto donati vennero dal famoso viaggiatore Belzoni alP emo Con- salvi segretario di Stato dodici altri rotoli di papiri , tra' quali alcuni assai grandi e di pitture adorni , che da quel memorabile Porporato furono tosto depositati in mano mia per essere conservati negli onorifici armadi della Va- ticana . Cresciuta così la quantità de' papiri , io presi a deliberare intorno al- la futura sorte e conservazione di questa nuova spezie di manoscritti : peroc- ché lasciarli in que' tubi e cassette e nel loro nativo stato di rotoli , non mi pareva buon consìglio , nb acconcio a soddisfare la curiosità giusta degli stu- diosi ; ed altronde toccandoli in quello stato , la tessitura loro tenuissima e già rosa degli anni , e guasta anche in parte dagli scopritori medesimi e dai tra* sporti e da varii casi , ne pativa certissimo danno , e scioglievasi in polvere . Per questi riflessi , e per V esempio eziandio del gabinetto de' papiri latini già esi- stente nella biblioteca vaticana , determinai di fare svolgere i rotoli da quelle per^ ^one medesime che al prelodato Cardinale piacque di approvare . £ trovai nuova^ mente in ciò pronto il favore di S.£. mons. Maggiordomo Frosini , che fornì di. buon grado le spese pel laborioso svolgimento , e per la riduzione de' papiri-iu speciosi quadri con cartoni e sete e cornici dorate e cristalli j entro cui questi avanzi nilotici si rinchiusero, difendendoli così dall^aria, e dal tatto nocevole degli osservatori; ed esponendoli al publico cen decorosa appariscenza nella sala d' ingresso alla biblioteca . Occorsero quindi nuove occasioni di fare acquisti minori d' altri papiri ; ed io sempre vi applicai con zelo ; e tra gli altri un beir intiero papiro geratico , benchb non grande , s! asquistò dal signor Carr ▼I lo Fontana di Trieste ^ benemerito anch' esso distintamente delle antichità eg i- zie per alcuni monumenti che ne conserva , e per altri da lui offerti alla im- periale biblioteca di Vienna , e per X illustrazione impetrata ad un suo insi- gne papiro dd celebre prientalisu cav. Haramcr^ Era in questo stato il va- ticano egizio gabinetto, quando io seppi che il dotto inglese cav. Dodwel pos- sedeva U più intiero e grandioso papiro geroglifico , che si foss yeduto in Roma , con altri due geralici , non uguali al primo in grandezza , nh in merito ;d* inte- grità . Anche per questo acquisto trovai facile e generosa la volontà di S. E- r attuale lodatissimo Maggiordomo mons. Marazzani , che da me pregato ne pagò il prezzo per la Vaticana . Essendosi per egual modo situati in quadri altresì questi papiri , il vaticano egizio gabinetto fu sempre più degno dello sguardo degli studiosi . Avvenne ancora in appresso che T erudito viaggiatore signor Marcellin portasse a Roma alcune sue antichità egizie : del che io in- tesa notizia , andai tosto a vederle ; e avendo osservato tra cssie anche tre brevi papiri , uno de quali era più pregievole per ]a sua integrità , desiderai di acquistare almeno una parte di quelle anticaglie ; e ne tenni più volte pra- tica col possessore. IVla nel prezzo , quantunque onesta offerU si facesse , non vi fu accordo ; perchè chi egualmente dovea sborsarlo , non volle con suo buon diritto oltrepassare que' termini , entro cui le circostanze della merce e del tempo dettavano di contenersi . Sarebbe stato per se inutile quest'ultimo raccon- to ,,poichb nulla si accrebbe a'papiri vaticani , di cui parliamo ; ma fu jiecessario di farlo a fine di confondere 1* irriverente e falsa asserzione dello scrittore ab. Michele Lanci , il quale in certo suo libro ( di cui poscia ragioneremo ) si e permesso di dire , che chi esaminò Je lapidi del signor Marcellin , non conobbe il vantaggio di farle acquistare pel nostro museo : quasi che olii aspiiava ai pa- piri per la biblioteca , dovesse acquistare anche i sassi per lo mu^o ; e quasi che per questi intendere si fosse ^dovuto ricorrere al Lanci , il quale quanto ne sia perito , cel disse egli stesso quando si scusò nel suo libro di dichiararci una brevissima leggenda egizia , confessando che malgrado la lettura e T esame del libro del cavaliere ChampoUion , nulla intendeva : la quale scusa non vollero già fare né il Gazzera ne il s. Quintino, die con quella gloriosa guida perven- nero ad utili ritrovamenti . Ed in proposito dello Champollion dirò ancora , che presso un m^cante in Roma sta un rotto cippo con copiosa scrittura egi- zia ; ad acquistare il quale so che aspirò il prelodato Dotto ; ma poi udite le condizioni del prezzo , lo ricusò • Adunque secondo la nuova logica nemmeno lo Vii Champallion conobbe il vantaggio di queir acquisto . E quanto alla elegante proposizione che il Lanci aggiugne f volersi da alcuni che possai^o trarsi più lumi per la conoscenza de^ tempi da un sasso^ egiziano f che da* nuovi frammenti di una republica di Gicetone; lodo il di lui buos senso ^ e la retta fede ; lodo ancora che presti wà altri anommi que* sentimìenti che mai non ebbero • Era in^ tanto dovere suo f onde schivare la taccia di ^udice incompetente ^ che ci di- cesse in autentico modo cosa fosse in que* pochi sassi del sig^ Marcellin da pre- ferire al libro de republica i doveva narrarci Y utile contenuto di que* steli fu- nerei I dove altro non vide che una figura con braccia alzate sensM fiamme , e scrittura non intesa ^ Or quantunque gli studi miei ad altra classe di lettere rivolti siano , non- dimeno non trascurai di osservare i vaticani papiri ^ ed ebbi pensiero di publi- carne le copie y acciocdiè fossero nuovo campo in cui occuparsi gP ingegni della gente dotta • Di ciò feci testimonianza , or sono tre anni « quando nel libro de rep^ stampato V anno i8aa. dissi a p. a33. che tenevo gik preparati per la lito^ grafia i disegni di que^ papiri ; e ne promisi una idonea notizia storica • Que* disegni infatti esistevano in parte per mia comimessione eseguiti dal valente ar- tista romano Carlo Ruspi • Allora grate ali* orecchio mi risuonarono le felic' scoperte del cli.^ GhampolUon , che appunto in quell* anno 1622. stampava in Parigi la sua; celebre lettela al sig. Dacier , spiegando in essa e validamente provando la scoperta sua delF alfabeto fonetico egizio 9 con cui finalmente prin-* cipiavasi a leggere quelle scritture misteriosissime • Accrebbe la mia allegrezza il dono fatto alla Vaticana da una sapiente società di Londra d* alcune distribu- zioni di geroglifici , con la tavola di Rosetta , cola con rara eleganza publicati nel 1823 9 dal eh. dottore Young benemerito anch^esso' singolarmente^ e ri- storatore glorioso degli studi egizi • Cresceva intanto la fama di Ghampollion 9 di cui nello scorso anno 1824* comparve iu Parigi la classica opera , che mise in pieno giorno V importante quadro di quel sistema • E già recatosi questi a Torino , dove una regia munificenza ranno dovizia mirabile di egizi oggetti ^ scrisse di Ik publiche lettere (1) tra le quali una insigne al mecenate suo Duca di Blacas (2) , significando gran numero di scoprimenti 9 che a più maniere di studi si riferivano • Era ben naturale che in tanto crescimento e fervore di lumi «Pi (1) Re?iie encyc. noTembr. i8a4. p. 5i8' feqq. (a) Paris, chet Didot i8a4» vili egizi , ia attendessi la venuta a Roma dello GhampoUion ; il quale nella pri^ ma vera di cjuestp anno iSaS. presentatosi al Vaticano , non tanto chiese quan« to fu da me richiesto , di volersi con sua lode e con tutto il piacer nostra occupare in questi papiri . E acciocché fosse più durevole presso noi la memo-- ria e il vantaggio di questi suoi studi , lo pregai di compilare un ragionato ca« talogo de* vaticani papiri j e bramai inoltre , che uno d* essi con più distinta cura ne dichiarasse : e gli offersi allora que' miei antichi disegni , da' quali es- so trascelse il papiro C del quadro XV ; intorno a cui dettò prudente notizia : ed io questa e T intiero catalogo traslatato avendo in nostra lingua italiana con qualche annotazione ; non senza beneplacito suo , che me ne diresse cortese let- tera , consegnai alle stampe , non dubitando di far cosa grata ad ogni uomo di buona fede : e corredai V edizione col precitato papiro diviso in due tavole # e con una terza di geroglifici , geralici , e demotici caiatteii « che V autore del catalogo ha disegnati : e queste tavole si stamparono con la litografia nella of- ficina dell' egregio e benemerito sig, dall' Armi . Della utilità del catalogo , non che di quella parziale illustrazione , e delle nuove cognizioni che vi si leg- gono , e della stima che ne cresce ai vaticani papiri , e del ùutto che potrà ora- mai trarsene , non è uopo eh' io ragioni ; poiché tutto ciò ad ogni uomo , non dirò soltanto erudito , ma di retto senso , facilmente parrà manifesto . i^NG£LO MAI • I A MONSIGNOR ANGELO HAI VKÉFEJ DB LA BIBUOTHÈQUE. VATICANE Mgr. e 9 est a votre extréme tK>inplaisance cpie je suis redevaMe d* avoir pu e&aaiuier a foad la précieuse coUection Àe manuscrits egyptiens dont vientr- de s* accroitre le riche depot si dìgnemeut confi<$ k yos soins. Agreez donc mes remerciements pour toutes les facilités que Yous avez bien youlu m* ac- corder dans des recherches (jpì , je T esp^re du moins , ne seront pas sans fruit pour r avancemeut des connaissances liistoriques • Je ne puis me flatter de reconqucrir , comme Yous , pour les prdsenter inopindment a F admira- tion de V Europe savante , des chef d* ouyres d' une Utterature classique con- sidérés de puis long temps comme perdus pour toujours \ mais quoique les idées et les institutions de V £gypte ancienne eussent bien peu de rapports avec celles de nos peuples actuels , formés sur les modèles d* Athbnes et de Rome , la véritable plùlosopbie ne dedaignera point de receuillir avec quelque empressemeat « Ics traces de la plus antique des civilisations , débris véné-> rables que les sieclcs eux mémes semblent ayoir respectds • La notice des papyrus egypticns de la bibliotlièque vaticane 9 jointe k «ette lettre 9 a dtc rcdigee , il est vrai , d* une maniere très rapide ; mais les indications qu* elle renferme sufTisent ^ ce me semble, pour donner deja une joste idée des connaissances nouvelles qui peuvent résulter d* une etode plus approfondie de ces teztes anliques . La plupart d* entreux se rapportent directement soit k la croyance religieuse de la yieille Egypte , soit auz cérémonies de son eulte plublic cu prive ; et dans V une comme dans les autres , il est bien difficile de ne point reconnaitre le type primitif de la tbéogonie et des rites sacrés de r ancien occidcnt . Quelques uns de ces rouleauz portant des dates de divers règnes , (ournissent aussi des données précieuses pour le chronologie • C* est surtottt des manuscrits de ce gcnrc que nous devons attendre le rétablisscment presque total des annales egyptiennes » . Les Gouvernements protecteurs des etudes solides peuvent donc assurcr à la science des r^ultats d* un aussi haut intérét en réunissant dans les ètablis- tf ments pubUcs de T Europe les nombrenx papyrus que V on retrouve chaque 1 )our en Egypte ; et c^ est aussi concourir a Y avancement des etudes egyptien-- nes que de faire connaìtre ^ méme d* une maniere trè& sommaire , les manuscrits de ce genre existans dans les diffdrentes collections • J' eusse desiré pouvoir donner a la rédaction de ma notice tout le temps et tonte V etendue que V importance de la matiere semBlait eziger ; mais les circonstances ne me le permettant point , je yous V adresse toute imparfaite qu* elle est ; ea Yous priant d* agrèer ea méme temps , Mgr , la sincere ex- pression de V estime qui Yous est due a tant de ùtres , et celle de mpi» ^afiec*^ tueux et entier dévouement J. F. CHAMPOLLION LE JEVNE » Rome , Mai 1825. NOTIZIA DI UN PAPIRO EGIZIANO SELLA BIBLIOTECA VATICANA.» D i tutte le istituzioni , politiche insieme e religiose , che distinsero la nazione egiziana fra i popoli dell' antico mondo , la più notabile fu senza dubbio quella che regolava gli uffici che o^uno doveva rendere alle spoglie mortali de* padri suoi • Questa legge profondamente impressa nel cuore di ogni uomo , innanzi ancora che venisse scritta ne* sacri libri , fu mantenuta con pia e Xei:ma perseveranza . E così avvenne che questa religione de' sepolcri la, sciasse sulle rive del Nilo innumerevoli monumenti , tra' quali si contano le opere più perfette ed anche più colossali delle arti coltivate sino da' più ri- moti tempi in Egitto. Nulla si risparmiò per assicurare la conservazione de' cor- porali avanzi di un padre , di un fratello ^ di uno sposo ; a fine di perpetua- re la memoria sia della pietà loro verso gli Dei , sia dell' amore verso la pro- pria famiglia riconoscente • Non bastò di scavare nel fianco delle montagne catacombe profonde , onde sottrarre i corpi degli .antenati ad ogni profanazio- ne ; questi asili della morte , che l' Egiziano sempre occupato dalle sue idee religiose, riguardava come la sua vera stanza, venivano eziandio decorati cou sommo studio , ricoperti di pitture e di bassi rilievi , che attestavano la pietà dei defunti , e davano a vedere le cerimonie sacre o i misteri del culto . I sar- cofagi , ossia le casse , si adornarono parimenti di sculture o pitture signifi- cative : e finalmente si costumò di mettere in mano a' defunti , o vicino ad essi ^ de' rotoli , scritti sovente con molta cura e fregiati di stimabili miniature • Fu da prima creduto che questi manoscritti in tela , e più frequentemente m papiro , contenessero la storia o vita circostanziata della persona , sopra la CUI mummia que' scritti si discoprivano • Ma un più diligente studio , non che il confronto di parecclii rotoli , bastarono a dimostrare die tali libri non era- no per lo più altro che ripetizioni di un medesimo testo • Or dappoiché la scrittura egìzia cessò di essere totalmente a noi sconosciuta , fu facile di avve- dersi 9 che questi manoscritti contenevano una immensa raccolta di formole e * £ od quadro XV« G« dd catalogo. 4 NOTIZIA di preghiere spettanti al lutto della person», alla- imbalciamazione del cada^ vere di lei ; al suo trasporto nell' ipogeo di famiglia ; e più di tutto ai diffe-^ reuti stati dell' anima dopo la sua separazione dal corpo • Infatti presso che nulla in questi testi si trova che alla persona del defunto si riferisca , maW grado che tali scritti sieno di enorme lunghezza , quando abbracciano intiere tutte le formole mortuali 9 alla cui riunione può giustamente darsi il nome di rituale /Unébre . Le notizie 9 che si possono trarre da*" testi anche più pio- Kssi, intorno alla persona di uno o d* altro sesso , per cui furono scritti , si restringono al loro nome proprio ^ con quello quasi sempre della toro madre , e rade volle queUo del padre (i) • Talora però al nome proprio ed alle origi- bì del defunto trovansi aggiunti i titoli di lui e gli uffici esercitati in vita • Raro ^ che s* incontri un rituale funebre intiero • Il maggior numero de* ma-« noscritti provenendo da mummie , non contengono del rituale se non porzioni più o meno considerabili ; altri ne hanno una spezie di compendio : e talora eziandio un papiro non ne reca seco che due o tre capitoli , senza dubbio tolti dalle varie maggiori sezioni di questa prefissa opera «^ Tale segnatamente' l il manoscritto egiziano , di cui si vuote dar qui notizfa • Questo estratto di rituale b scritto sopra un foglio di papiro , la cui lun* ghezza e larghezza si conosce neHa copia litografica divisa in due 9 che si dk ih fine di questa notizia : e ben potrà ognuno , quando gli piaccia , riunire la» feralmente 1 due fogU ; mettendo a destra di cTii guarda quello del testo , ed a sinistra continuando , quello delle figure maggiori • Consiste il papiro I. In tre pagine di testo , ciascuna sormontata da una pittura a tratti sem- plici : e queste figure , le quali secondo il metodo egizio sembrano piii tosto scritte che disegnate , non sono rivestite di alcun colore • 2. In un maggiore quadro finale , parimenti non colorito , che si estende t tutta r altezza del papiro » Il gerogrammata autore di questo scritto mortuale tia fatto uso delle due principali maniere di scrittura' egiziana • Il testo delle tre pagine ^ una scrittura geratica , scrittura ciofe propria della classe sacerdotale , come il greco voca- bolo indica , classe addetta a scrivere con ispedita perizia i libri spettanti a re- ligiose materie • Ma le leggende , che accompagnano quasi tutte le figure del maggior quadro finale , sono in iscrittura geroglifica ^ che i la più antica dei- ^■i (1) Vedi il catalogo de* papiri Taticani • DI UN PAPIRO EGIZFANO •' ^ li maniere grafiche praticate in Egitto • La scrittura geratica ^ che è seihpre distesa in righe orizootali procedenti da destra in sinistra y non fu punto altro" che una semplice tachigrafia della scrittura geroglifica ; cioè un metodo inven- tato a fine di riprodurre con la massima rapidità i lunghi testi geroglifici • Adunque i caratteri di lei non sono se non geroglifici compendiati , ovvero se- gni convenzionali e fissi , che si pongono invece delle figure geroglifiche di complicato artifizio* • Egli h facile a concepire una idea molto esatta della ah- l^reviatura che si usa nella scrittura geratica , se si paragbnint) ad uno ad uno i segni di cui compongonsi le tre pàgine del papiro , di cui* ora ragioniamo , con le medesime parti di rituale che si osservano in iscrittura veramente gerogli^ fica in un* altro papiro della biblioteca vaticana nel quadrò I. La prima pagina del manoscritto geratico corrisponde alle colonne 54*60 del geroglifico*: la se- conda pagina geratica corrisponde alle colonne 6G-71' : kt terza geratica alle colonne 1^37-1 34 del papiro y come abbiamo detto, geroglifico. Eccettuata lar forma de' caratteri , non si troverà quasi altra differenza tra. i due testi, scrit- -li con due diverse maniere di scrittura , e che riguardano due diverse perso- ne ; non si troverà dico altra differenza ,- che i soli nomi propri dei defunti f € ^elli delle loro madri • II- papiro geroglifico accompagnava la mummia di «na donna chiamata Isdejer figliuola della defunta signora Naisi t mentre il papiro gcratico erat depositato presso la mummia dt un noma / La piccola pittuk'a disegnata' in cima alla prima pagina di questo mano-* scritto , spetta alla seconda sezione del rituale funebre , e rappresenta la per- sona defunta , per cui il papiro fu scritto , inginocchiata ^ tenente nella sinistra filano uno di que* piccoli vasi , che tanto spesso s* incontrano fira gli amuleti recati di Egitto in matita , in basalto , in terra smaltata , o in qualunque altra materia , sempre però di piccolissima dimensione • Questo vaso è V emblema delle colpe (i) che il defunto commise in terra; e con esso si accenna lo spe- rimenta del giudizio che il defunto va tosto a subire . Intanto ^esti dirìge le sue pregliiere a una divinità figurata sotto V apparenza di uno sparviere eoa testa umana maschia . Dessa è la forma di cui gli Egiziani servi vansi per rap- presentare generalmente le anime ,; e particolarmente il Dio che ne regolava i destini ^ quand* esse i mortali corpi abbandonavano ^ (1) Perciò GiaecUe in Egitto con frase pr»- rii figliuoli Simeoai e Le?i mai iniquiiaUi pia del |Miiie chiaoMTa qae' f»oi due uaguina- Gea> XLCL & .6 VOTIEIA 11 tcslo sottoposto a questo dipiuto simbolico e* insegna i« che il defunto clie fa r atto di adorazione era detto Nesimandu , e che era figliuolo di una egiziana clùamata Nuabendi ( riga i.) a. Cile il luogo della rappresentazione e una delle regioni celesti abitate dalle anime non ancora comparse davanti al loro giudice , regione chiamata Ei-djom ovvero Ei'-djom-ie ^ stanza della- forza ( riga 2.) Z. Finalmente lo sparviere con testa umana è il dio Osiri con- siderato come guardiamo dell' emisfero superiore del cielo ( riga 3. e 4* ) Oltracciò si chiama in soccorso del defunto il dio Seb ( Saturno ) che gli Egi- ziani dicevano essere il più giovane tra gli Dei ( riga 7 ) , perche esso e V ul- timo degli enti compresi nella seconda classe della gerarcliia celeste • Vi s* in- voca altresì Anebo ( Anubi ) ( riga 9 ) ; e la dea Neit leontocefala ( riga io ) cioè la Minerva guerriera degli Egiziani , Dea della forza e guardiana delV £- gitto 9 la grande divinità di Memfi ( riga 11)9 presidente della settima regione celeste ( riga la ) , dove si suppone che il defunto adori Osiri psicomorfo • U testo seguente , ed il dipinto che lo accompagni , appartengono alla medesima sezione del rituale funebre ; ma non si succedono immediatamente in que* manoscritti che sono più estesi • Il defunto in piedi e con braccia solleva- te dirige una preghiera air emblema assai cognito della paternità e della gene- razione , cioè allo scarabeo sacro , che è qui simbolo deU* organizzatore del mon- do fisico Fta-Torè ; come e' insegna la leggenda che ivi continua in qualità di sup- plimento , e che comincia nella sesta cifra della riga i4* di questa pagina . Le sei prime righe riguardano il passaggio dell' anima del defunto Nesimandu alle regioni celesti sottoposte alla reggenza di Neit la gran madre divina ( riga 3 ) ; ed anche si riferiscono a diversi Dei generatori ( riga 5 ) 9 e ad Osiri una delle potenze della regione inferiore ( riga 6 ) . Tosto ( riga 6 ) incomincia una pre- ghiera al medesimo Osiri , che vi si dice vendicatore deir Egitto (i) ( riga 7 ) ; come altresì agli Dei generatori ( riga 8 ) che vengono parimenti pregati di col- mare de* loro benefizi ( riga 9 ) T osiriano (a) de/unto Nesimandu ( riga io ) . Si loda in appresso il dio Habk ovvero ffobk (riga 11 ) che è manifestato sot- to la forma di un serpente , é che vi h chiamato direttore della contrada celeste detU DJor (riga la ) . S'invoca in fine l'Ercole egizio abitante nell'emi- sfero inferiore del mondo ( riga 1 3 ) • (1) Questo titolo ha Tolomeo ndla iacr. di Ros, onriano , come già ctdoto sotto la podestà di CWri (a) Ogni defunto presso gU Egizi ha l' epiteto di dio primario dell' amenti ossia iaferao • DI UN PAPIRO BGI2IAN0 • 7 » • Di questo papiro neU" ultima pagina ( la quale' contiene leggende appar- tenenti alla estremità della seconda sezione del rituale ,^ separate dalla prece- dente per mezzo di molte altre interposte ) troviamo rappresentata Y anima del defunto Nesimandu , che abbandona V una delle regioni celesti poste sotto la direzione di Osiri ; e che guida la sacra barca della luna e del sole (i) e del dio Benno ! Per altro ciò che qui non costituisce se non' un solo dipinto , h nei manoscritti più prolissi il soggetto di tre scene distinte ^ Il nilometro* situato a destra 9 davanti al quale è figurato il dio Osiri in piedi , h il simbolo dell* una delie di lui regioni celesti , il cui nome si pronuncia Tadjrut ovvero Tadjrout per quanto appare ( riga a. ) dal testo geratico . Si suppone che V anima ab- }>andoni questa stanza per attraversare nella barca di Frè e del dio Benno ( riga a ) la grande regione celeste detta Aten-Re ( riga' 3 ) . Evvi 1* invoca- zione a queste due divinità , di cui V una b il sole , dimostrato dalla testa di sparviere sormontata dal disco ; V altra b il Dio delP abbondanza figurato in em- blema dalla imagine dell* uccello detto volgarmente pavoncella ^ Ciò incomincia neila riga 4* ^^ testo , e si estende sino alla io, dove b una preghiera a* tre geni! direttori ( riga la ) della barca del sole nell* emisfero inferiore del mondo .r Jja piccola porzione del rituale funebre , di cui si compone questo ma- noscritto , può somministrare qualche idea di ciò che abbracciano le tre ulti- me sezioni di quella immensa raccolta: di formole e di preghiere . Esse riguar- dano quasi totalmente i viaggi delle anime nelle numerose regioni del mondo sia edeste sia infernale , che si credeva percorrersi dalle anime de morti . in- nanzi e dopo la loro comparsa nell* amenti (a) • L* ultimo dipinto del nostro papiro rappresenta V arrivo di Nesimandu in quella spaventevole luogo v Questa grande scena è tanto più interessante , in quanto che essa ofre a* no- stri sguardi la parte più curiosa della credenza religiosat degli Egiziani • Il gcro- gTfLmmata nel delineare questa scena ha saputo dare un corpo anche alle idee più metafisiche t e noi qui osserviamo la prova evidente che i dommi della immortalità ^^^ (t) m questa barca parla Plutarco de Is^ et Os. ed« roge la testimonianza di Plutarco de Is« et Osir. |ietsk tom. VII. p. 43S. Fu una idea particolare de- p- 43i : tÒi' VTrox^iiOV tÌttovi ùg tv oìoìnturlL^ gli Egiai sempre esposti alle inondazioni del Nilo. ^^^ i^W^ctl ,m!l tÌv Tt^ftTilf i/tifoflw- (3) Amenti nella lingua egizia » cioè copta si- , , ^ ^ ù' gmfica infimo i e cosi leggest anche presentemen- ^ ' le neOe liturgie cristiane di quella nazione. Ar- ^^^^ ^ J^s^iimc • iif.^> £ n O T I 2 I A dell* anima , e de* premi e delle pqne in «ina vita futura , furono il principale fondamento della reiligione degli anticlù Egizi • Era infatti naturale che ritro^ •vassiimo ijuesù grandi principi d* ogni morale presso una nazione , di cui tutta r antichità Ila celebrato la saggezza . La scrittura santa medesima non isdegna di menzionarla (j) ^ benché giustamente condanni tutte quelle materiali forme (i) sotto cui piacipie ali* Egitto velare delle dottrine, le quali condussero ad una vera idolatria e ad un assurdo politeismo , per quella via medesima die fu scelta , di esibire cioè al popolo apparenze .troppo sensibili , senza i dovuti preservativi • La presente rappresentazione , che d* ordinario trovasi situata in fine della seconda delle grandi sezioni del rituale funebre , e che serve di conclusione a tutti i rituali ^compendiati cpme il presente ; esprime la psicostasia , cioè il giudizio che secondo le dottrine egizie le anime dei defunti dovevano -sulare , :uscendo del corpo mortale , nella regione inferiore dell* amenti , nd qual luo- £0 severamente si esaminava la vita da loro tenuta in terra. L* edifizio 9 in cui ^ale scena si suppone aver luogo , è il pretorio dell* amen- ti , cioè il palazzo del supremo giudice delle anime • Sopra 1* architrave , o più tosto sul terrazzo medesimo , di detto palazzo sorgono varii emblemi , che servono a qualificare questo spaventevole soggiorno . Il gruppo incomincia da una grande foglia , ed è terminato dall* aspide urc'p , o serpente reale., grup- po ripetuto otto volte in riguardi diversi , a maniera di ornato , ed espri- mente r idea re direttore della regione inferiore (3) . Il centro dd comi- Qone dell* edifizio è occupato da una figura che stende le sue braccia sopra i simboli del sole e della luna , cioè sopra gli occhi dei tori sacri Mnevi ed Api (4) • Essa è la previdenza divina che abbraccia 1* universo . Sopra gli angoli estremi del palazzo sorge la bilancia infernale , innanzi cui è assiso un dnoceffilo , spezie di scimmia dedicata a Tot , il Mercurio de- gli Egiziani . E cinocefalo è qui in qualità di ministro di questa grande divi- nità detta Jpi e talvolta ffap nei testi geroglifici . I due predetti gruppi gik annunziano con sufficiente chiarezza il soggetto ddla pittura prinx^ipale che oc- cupa 1* intemo del palazzo • (i) Act apost. Vn. aa. (4) H prcdtato Plutarco de ìa. et Os. p. 4^6- <2) IsaL XIX. I. Ezeoh. ete. parla di una festa in Egitto ad onore dcgU occhi (?) Di Osiri re de* morti Plutarco de Is. et 0|. di Oro # p* 5o4* DI UN PAPIRO KGIZU90« g Nella parte sinistra si vede una cappella y simile a que* piccoli tempj mo- noliti 9 che erano in ogni santuario , e che racchiudevano il vivente emblema degli D£Ì d* Egitto • Nella presente cappella osserviamo il Dio stesso seduto in ^rono y verso uno de* cui angoli inferiori h posto a maniera di ornamento un gruppo di geroglifici , esprimente uno de' titoli del Dio ^ cioè il bene/attore della regione alta e della regione bassa (i) . Questa grande divinità h qualificata da una berretta affatto particolare , formata dalla parte superiore dello pschent .( tiara reale ) ^ cinta da un largo diadema ^ ed accoppiata col disco del sole e con due corna di capro , emble* mi della luce e della facoltà generatrice . Il Di« tiene nelle mani una frusta e uno scettro cur7o ist maniera di uncino (2) , sia per esprìmere la potenza di de-, terminare il movimento delle cose , e heijL anche quella di sospenderlo ; sia per aUttder BcUa cnnmeraaione de' simboli o stranienti di dd signor Fontana » che fu illustrato dal folm 4dU brtnna dice nec M€Ktru$ uncu$ abtst • Hanuner . inta esprime 1* adorazione dovuta al Dia supremo dell* amentì : ma da* Greci questo piccolo personaggio fu preso per il loro Sigalion f e da* Ro* mani detto Harpocrates ; facendo una divinità di ciò che altro non era se non un simbolica carattere • Neil* altra estremità della scena si vede un gruppo di tre persane ; cioi una donna cinta il capo d* un diadema sormontato da lunga piuma presenta m 1» (1) Ddla Tenerazione degli Egizi y crso il Nilo co- (2) Omero odiss* rV. 58i* e cosa «aera, vedi Pluu de Ij. et Oj. p. Sgi. H '' «'« Aìyhroio iéhmiH 9rWt^o7a. bl VH PAPIRO VGISUlffO. il muL persona vestita alla foggia volgare degli Egizi ad una Dea «palificata dallo scettro con testa di cucula (i) ^ che h lo scettro degli Dà. benefattori , e dall* emblema della vita celeste ( la croce con manico ) eh' essa tiene nella sua mano destra « La leggenda scritta sopra V Egiziano ci dimostra essere qui rappresentata T anima dell' csiriano Nesimandu defunto , fgliuolo di Nua-^ bendi de/unta ; e quest' anima h condotta da* genii femine della regione infe- riore avanti la Dea rettrice di questa stessa regione , ciob avanti Satè figlinola del dio Frh ( il sole ) « D nome e titolo di questa divinità costituiscono la prima delle tre piccole colonne di geroglifici segnate a destra ed a sinistra della piuma , simbolo ordinario che decora il capo : le altre due colonne contengo^ no una supplica diretta a questa Dea in favore del defunto ^ acciocché essa gli accordi una eterna stazione nel soggiorno degli Dei • Saie figliuola primogenita del sole fu la costante compagna di Osiri nell* a*- menti • Essa vi rappresenta quello ^stesso personaggio appunto che la Tli^Tf^m de* Greci e la Proserpina de* Latini e infatti le sue speciali funzioni sono di ac- cogliere le amme de* morti ali* ingresso dell* amenti ; dove essa sembra talora con^ fortatle e dar loro fiducia , mentre s* istituisce 1* esame della vita da loro me- nata in terra • Inoltre spetta a lei il presiedere a* quarantadue giudici (a) , o pia tosto quarantadue giurati votanti ^ che hanno dritto di assistere al giudizio delle anime nelle stanze infernali « L* antichità greca (3) ci tramandò memoria di questi giudizi , cui gli Egi* liani sottoponevano le persone d* ogni classe della nazione , innanzi di per- mettere che le spoglie loro mortali venissero deposte nelle tombe degli ante- nati • Alcuni giudici inesorabili esaminavano in presenza del popolo la manie- ra di vivere che il defunto avea praticata tra^ suoi concittadini ; e negavano al corpo di lui: r ingresso nelle catacombe 9 qualora non avesse religiosamente adempiuto a* doveri verso gli Dei e verso gli uomini • Questa istituzione som- mamente morale produceva un effetto tanto più forte ne* publici costumi 9 in to che si estendeva ai re stessi • Le sculture de* tempj e de* palazzi , die (t) SorU di ucedlo • òì cu tedi Orapottiiie Ii« BWim egregio eodiee citato dal VlTeiidiiigio ka bro L 55 1 cheto dichUra tinbolo della gratitudine • J^va) 9rXkU§ ^^^9 supra ^uadra^nta • Infatti nei (pi) n connine testo di Dìodoro siciliano Lgs* papiri vaticani e in altri ancora sono precisaMB* dorè parla del gindisio deT «orti ha J^auurmc tit quarantadue ^esti giudici • «Ai<» rS¥ TKWf ««CKTct } iudicci piuru Mg (S) Diodoro kc. cit la voTisiA ancora rimangono fra le rovine di Tebe , bastevolmente contestano ^ che an^ che il nome di parecclù Faraoni fu proscritto da alcuno di questi solenni giur diai • Cosi gli Egiziani imitavano in terra , in riguardo a* corpi , ciò che crede^ yano dietro i dettami religiosi essere in seguito praticato verso le anime nell* im ferno ossia amenti ; sc^giorno al quale esse passavano dopo la separazione da* propri corpi. L* ultima scena del papira esprime appunto questo finale spe«* rimento , che è il più compiuto di tutti , poiché vi si esige dall' ankna un con* to generale delle sue determinaziom : è in sonrnia il più formidabile y poiché giudici sono gli Dei stessi degli enti superiori ^ all' occhio de* quaU tutto é cognito , sino a' più secreti pensieri * In questa finale scena T anima del defunto Nesimandu dipinta per mag«« giore chiarezza ( come nella sua presentazione a Saté ) sotto le medesime corpo- rali forme di cui fu rivestita durante il soggiorno sulla terra , si vede di bel nno^ vo figurata in ginocclùo , a braccia levate 9 in aria supplichevole, davanti le ima- gjni de' quarantadue giudici dell' amenti ^ i quali sono ordinati in due file , ciascu^ na di ventuno ; eia che rende necessaria la ripetizione della figura delT ani^ ma y intorno alla cui sorte questi genii devono pronunciare sentenza • Le teste di questi infernali giudici sono assai variate ; poiché altre hanno forma umana 1 altre quella di diversi animali , come del coccodrillo , dell' aspide , del mon* tone , dello sparviere , della serpe amfesibena , dell' ibi , dello sciacal , dell' ip^ popotamo , del leone , del cinocefalo • Tanta varietk di teste proviene dal bi-^ sogno di qualificare un per uno cotesti giudici , geraticamente classificati ; divi-» mta che hanno uffici distinti , e di cui leggonsi li quarantadue nomi propri ne* ri- tuali funebri compiuti , prossimamente alla scena del giudizio , con l' indica-^ xione precisa della regione celeste 9 cui presiede ciascuno di questi genii • Di tali giudici é discorso presso Diodoro siciliano (i) dove descrive il basso rilie-» Yo del sepolcro di Osimandia , su cui era altresì effigiato il giudizio dell' ani-« ma di questo conquistatore • Pero altri manoscritti rappresentano i detti qua- rantadue giudici seduti davanti a Saté loro presidente • Questa Dea figliuola del sole 9 della quale frequentissime sono le imagini atti monumenti , perche essa é riguardata come protettrice dell' Egitto e diret- trice del potere reale , fu confusa da' Greci con la loro ^^a t la Giunone mmm (1) LO». L 47-48 DI UN PAPIRO EGIZIANO • /3 de* Lftlim • Ma pressa gli Egizi Sa^tè fu V emblema della verità • [Quindi essa i detta figliuola primogenita del Dio della luce ; e le si attribuisce la supre^ BU presidenza nelle infernali regioni , dove le apparenze mondane svaniscono , dove tutti i progetti umani spariscono , per fair luogo alle eterne realta • Quin-^ di accade eziandio eh* essa diriga e regoli le operazioni de* giudici dell* amenti ; e che 1* imagine di Sat^ , cio^ della verità medesima , pendesse gii dal collo sul petto a* giudici de* tribunali ( i) , che in terra decidevano i più importanti interessi delle Daimiglie . Verità e giustizia sono due idee essenzialmente con->* Desse neir ordine [morale : una sola e stessa parola esprimeva amendue neU* an-^ tica lingua egiziana : ed il più bello e più frequente titolo , che i Faraoni si tolgono negli obelischi ^ h senza dubbio quello di amico di Satè , amico del-* la verità ossia della giustizia • In presenza di questi quarantadue giudici o ministri ^i Sat^ , altre divi- nitk facevano propriamente 1* esame del costume che 1* anima del morto tenne in terra • Le azioni di lei mettevansi rigorosamente sìllla bilancia ddl* aihetiti : e ^esto strumento che decide la sorte delle anime, h situato sotto i giudici stes-^ si • Il fusto o colonna che lo sostiene porta un cinocefeilo sedente ^ imagine sim^» bolica dell' uno de* ministri del dio Tot i dio detto alternativamente j4pi ( ni^ mero , quantità ) ed Hap ( giudizio , sentenia ) ; nomi , come h chiaro , re* lativi alle funzioni del genio presidente alla ponderazione delle azioni ddl* ani-^ me sulla bilancia infernale ^ che alla di lui guardia era affidata • Noi abbiamo in fatti già dimostrato questo medeshno cinocefala Api, posto a canto alla sua bilancia fra gli ornati e le decorazioni del palazzo di Osiri 4 Due altri personaggi stanno in piedi presso k due coppe della bilancia « e vanno pesando le buone e le ree azioni del defunto Nesimandu • U personag* gio a destra , che esamina attentamente il filo del piotnbino « col quale gli Egi- tiani estimar solevano il peso relativo delle due coppe dello strumento : è il dio OfO , il figliuolo diletto di Osiri e d* Iside i ben co(noscibile per la sua testa i& sparviere , non che pel nome che gli h soprascritto • U personaggio sinistro con testa di sciacal ^ ossia di lupo d* Egitto , rappresenta il dio Anubi figliuolo di Osiri e della dea Nefti . Speciale ufficio di questi due fratelli era il pesare in faccia a* giudici dell* amenti le azioni dei defunti • Le malvagie Sono simbo^ licamente figurate nella coppa diritta della bilancia da un vaso di argilla : e le (a) Diodofo I 48 e j5. l4 V T I S I A buone nella coppa sinistra da una piccola imagine della dea Sat^ , cioè dal simbolo medesimo della verità o della giustizia • L* iscrizione geroglifica scritta sopra Ànubi dichiara ch^egli sottomette allo sperimento della bilancia le azioni del defunto Nesimanda^ Davanti a questo spaventoso strumento si osserva un*" altra divinità , la cui alta statura ne dimostra la dignità : poiché ne* quadri simbolici egizi la di- mensione delle figure b quasi sempre in ragione del rango del personaggio rap- presentato (i) ^ ogni qualvolta almeno lo spazio non impedisce V esecuzione di questa regola « Il gerogrammata ha qui rappresentato il dio Tot ( la scienza e la saggezza divina personificata ) V inventore delle lettere e primo legislatore de- gli Egiziani • Quando Osiri vesti forme umane per ridurre a vita civile il mon- do , Tot il Mercurio degli Egiziani], fu di lui compagn3 fedele , e come V ani- ma de* suoi com^igli. Le stesse tradizioni religiose aggiugnevano ^ eh* esso non abbandonò Osiri nb meno allorché questo Dio stabilì sua sede nell* amenti per sentenziarvi le anime • Il Mercurio egizio b qualificato dalla sua testa d* ibi , uccello che ndla scrittura sacra dell* Egitto b simbolo del cuore e dell* intel- letto « Egli ha impugnato un calamo , e scrive sopra una tavoletta il prodot- to del pesamento ideile opere del defunto Nesimandu sulla bilancia dell* amen- ti • Tot si suppone recare il detto prodotto a notizia del giudice supremo del- le anime Osiri , dalla cui bocca deve partire la definitiva sentenza • Conside- rato secondo la ragione de* sudi uffici nell* inferno egiziano « Tot corrisponde propriamente al Mercurio psicopompo de* Greci • La leggenda scritta al di so^ pra della di lui imagine ne contiene il solito titolo di signore dello Scemun ^ ossia delle otto regioni , o dichiara il di lui atto di scrivere il peso delle ope- re di Nesimandu defunto « Tale h il contenuto della scena figurata nella parte ultima dì questo pa- piro • Essa ofire ali* occhio sotto forme sensibili tutta la dottrina psicologica degli Egiziani 9 cioè : 1* anima di Nesimandu che giugne neU* amenti , ed h situata di- rimpetto alla verìtk { Satè ) ; i cui ministri ^ cioè li quarantadue giudici « sono per chiederle ragione delle sue opere : queste opere vengono pesate da alcuni Dd s la saggezza divina ( Tot ) scrive il prodotto di questo esame t la bontk di Dio « figurata nell* ente benefattore per eccellenza ( Osiri ) rimunera 1* anima fedele (i) Coli MDe aniielM pUlme iOt OoMiro «a- «omini volgari . ed i nomi pi& alU dcgU€fOÌ| i kmiiM 1^ mi MB» piAahi aa imtma dcgU ocrri pi&pieeoUdh|U Mniai comnai. bl Vlf PAPIRO EGizuiroi i5 è*fiioi doyeri con chiamarla ad un monda migliore f evtero con punirla delle me colpe « rispingendola sulla terra a subire nuovi sperimenti , e ad ìncon-^ trare nuove pene sotto altre corporali forme ; finché poi si presenti pura d* ogni colpa al tribunale dell* amenti « Finalmente trovasi in questo quadro allegorico tutto il subbietto dell* inferno de* Greci e de* Romani « Orfeo e gli altri anticliissimi fondatori del gentilesco cul- to de* Greci furono discepoli de* sacerdoti egizi (i) • Non h dunque da maravi** I^Uarsi che il sog^omo di ^A0C0DB*PAFiai In fatti allato di qaesta donna è la leggenda sua madn Cbatsanisi de^ Junta (n« i4) • B Frammenti rayyicinatà di varie pagine del medesimo papiro • La seconda namna distribuita in tre colonne contiene avanzi delle litanie di Osiri • ^Manoscritto geratico consistente in ima rappresentazione non colorita « con un* ampia pagina di testo . È un atto di adorazione del dio Osiri » col no* me di un defunto chiamato Mandu^Mosis • Nella rappresentazione viene espres- so Osiri assiso in trono con la salita leggenda e col titolo di presidente della regione inferiore • Innanzi al nume b un* ara piena di ofierte ^ tra cui si osserva un incensiere acceso , una coscia di bue (1)9 cipolle » e pani. Allato al defun- to 9 cbe sta ritto presso Y ara in atto supplichevole , è una leggenda che ma* nifesta la schiatta di lui ed il nome : f osiriano ^ libanqforo di Aminone , Manf^ di^Mosis (n* 16) Le cin(pie preghiere del testo geratico sono tolte dalla ter* za sezione del rituale funebre • Il nome ed i titoli del defunto sono ripetati t nelle righe i. 4* 7* 9* i4* ^^* i?* (1^ i5) • Questo papiro di scrittura assai bella è compiuto ed intatto » Manoscritto gefratica • Contiene un atto di adorazione al Dio Osiri • La rappresentazione iniziale da a vedere una donna che ha in capo un cono fune- bre e un boccinolo di loto , e che ùl una offerta di pani ad Osiri . Sopra V ara è un vaso non che un fiore di loto aperto • I^a defunta è detta Natsi-Oensu ( n. 3 ) , nome proprio che più fiate h ripetuto con geratica scrittura m que- sta forma ( n. n ) nelle preci del testo , le quali sono tolte dalla seconda se* sione del rituale funebre 1 e sono rinchiuse entro una ^la pagina lunga un pai* mo e due terzi • • - " '- V ' '- * •• ' _^_^.^_^— (1) La coscia di Ime ae' geroglifici sigaifioi aadie Y EgilCo • SGISITATICANI,' di QUADRO Vm. Manoscritto geratico . È un frammento lungo palmi diciasette t oncie quattro e mezza t alto un palmo e mezzo , ben conservato • La scrittura è sot- tile e rozza ; ma le rappresentazioni sono dipinte con cura • Ciascuna leggenda o preghiera è rinchiusa nella medesima figurata rappresentazione che le ap- partiene. In questo manoscritto h contenuta una gran parte della terza sezione del rituale funebre , cioè : I. n dipinto relativo a* pianeti • a. Le preghiere a* genii lunari • 3« Le preghiere a* genii delle XXI regioni • 4* Le preghiere a^ genii solari • 5. L* adorazione a* sette genii della settimana . 6* L* adorazione di Osiri-Socari • 7« n dipinto delle sette vacche , spose del toro di Ammonc • 8. I remi emblematici delle quattro regioni del mondo • Q. I quattro genii che menano i detti remi . IO* Le preghiere e gli emblemi relativi alle quattordici stanze delle anime • !!• La pui*ificazione dell* anima del defunto • Vi si legge eziandio un ristretto della quarta sezione del rituale fuM* bre f cioè : u Le preghiere a yarii emblemi materiali degli Dei* X n dipinto delle porte celesti aperte dai due Mercurii • Sto Le preghiere a* due occhi mistici ed al serpente Agatodemone • 4* Le preghiere a Fta-Socari ed a Neit generatrice arsenotele • 5« Le preghiere ad Amon-ra Pottiè ed a Gnufi. 6. Le preghiere alla grande vacca Masrè • Questo papiro presentemente imperfetto accompagnava la mummia di un . eg^ùano chiamato Petamon ovvero Petemen .( n. 17 ) che in geratica scrittu- ra è ( n. 18 ) • La condizione di quest* uomo ^ ci è manifestata dalla leggenda geroglifica scritta allato della sua imagine nel dipinto di adorazione d* Osiri* Socari t cioè : sacerdote di Ammone nella regione di O/i ( n« 19 ) % !n CATAIOGODB^PAPIEI QUADRO IX. Manoscritto geratico • Sono yarii minuti frammenti di computisteria , dì epoca anteriore alla invasione persiana in Egitto (i) , per quanto può formar* sene giudizio dalla forma assai decisiva de' caratteri • Uno di questi avanzi ha la data dell* anno decimo di un Naire 9 e un altro esprime il giorno dieci del mese tot. (n. ao) . QUADRO X. Manoscritto geratico . Sono assai piceoli frammenti di yarii rituali fii« uebri • Vi sono inoltre alcime parlicelle di figure a disegno , con minuti re- sti di leggende geroglifiche , che appartennero a* manoscritti funebri di diver^ se epoche • QUADRO XI- Manoscritto geroglifico • In questo frammento è la prima metk soltanto di uno di que* rotoli coperti di figure esprimenti scene simboliche ed anche il lutto ed esequie di un defunto • Vi si osserva una mummia , cui il dio Ftk si chiude tra le braccia che ha stese sulla circonferenza del cielo • Venti figure di forma umana ( ciob i parenti del defunto ) schierate sopra due linee paral- lele alzano le proprie braccia in segno di supplica • Al di sopra delle loro te- ste yedonsi brevi colonnette verticali di caratteri geroglifici • D* esse 9 quelle die sovrastano ai personaggi della linea superiore contengono una preghiera indirizzata alla gran Dea signora de" cieli e del mondo , ed alla dea Satè , conte è dimostrato dai diversi titoli che vi sono registrati. Le colonnette ge- roglifiche sovrastanti a* personaggi della linea inferiore contengono una pre- ghiera alle regioni celesti , al dio Fu , e al dio Osiri , considerati come presi- (1) L'Egitto fa.oceti2Mt9 da' Persiani circa r anno ^o aranti Cristo. \ \ XGIZIVATICANlJ ^3 denti delle varie regioni ivi nominate . Anche sotto le braccia di ciascun pa* rente del defunto i scritto un piccolo gruppo di geroglifici die esprimono uno de* titoli onorevoli di Satè , di Osiri , o di Fta • Questa spezie di litanie si suppone che si reciti dai supplichevoli presso i quali è scritta » « B Manoscritto geratico • Quattro frammenti , che sono la parte inferiore di un papiro funebre , ne* quali si contengono ; I. Particelle di circa trenta formole o leggende spettanti alla terza e quar- to sezione del rituale funebre » a. La parte inferiore del gran quadro dell* anno rustico in pittura « 3. Frammenti di litanie agli Dei , e segnatamente di quelle di Osiri • 4- La parte inferiore di' una rappresentazione del giudizio dell* anima • 5. Avanzi del dipinto delle sette vacche sacre e del toro di Ammone • Questo manoscritto apparteneva alla mummia di una donna chiamata Ta^ sen^Mandò Jigliuola di Nesi^Oensà ( n. !2 1 ) •. La scrittura di questo papiro è mirabilmente pura 9 benché assai minuta • Manoscritto geroglifico . Questo frammento lungo palmi due » oncie tre , ofre gli avanzi di una rappresentazione del giudizio • Le colonne de* geroglifici hanno leggenda relativa agli Dei della prima delle quattordici regioni delle ani- me • Il nome del defunto non comparisce in questi resti di papiro ^ la cui ma* niera di scrittura non è elegante » D Manoscritto geratico lungo palmi due ^ oncie dieci , alto un palmo ed una oncia . È quasi intiero ^ e contiene una adorazione al dio Frè ( il sole ) t Comincia da una scena le cui figure hanno incirca sette pollici di dimen- sione • Rappresenta un egiziano coperto di lunga ed ampia tonaca , sotto cui sembra vedersi altra veste interiore • Questa persona , il cui nome e titoli y sempre segnati da tratti geroglifici , sono ora in gran parte distrut- ti , fa una libazione sopra un* ara carica di offerte « eretta presso un tro- no nel quale è assiso un Dio con testa di sparviere 9 sopra cui è il disco de'* à4 tÀtAt0ej01>B'P4FIM corato dai serpente tir^o ( V aspide ) . La leggenda geroglifica scritta a cantd di questo Dio dice : questa è V imagine di Frè ( il sole ) dio , gran si^ g fiore del cielo • Il rimanente del papiro ò occupato da dodici righe ài carat- teri geratici di larga dimensione • Più volte fra questi { che sono una preghie* ra al nume ) s* incontrano il nome proprio e le qualità del defunto espresso nel presente quadro ; ed b ; il sacerdote di jimmon^ lo scrivano Menoensu ( n. 23. ) . E Manoscritto demotico • Questo papiro lungo palmi tre , oncie nove , alto un palmo ed una oncia , contiene quattro righe ben lunghe in iscrittura popolare egi« ziana^ di mano assai bella. È un atto publico passato tra due individui , durante la dominazione dei re greci in Egitto • Il principio medesimo di quest* atto , di cui soggiugniamo la traduzione letterale , fa conoscere nel modo più preciso V epoca cui si dee riferire . NelF anno terzo , del mese di tobi il sette , sotto il re 2V torneo Jigliuolo di Tolomeo , e della regina Berenice ^ Dei evergeti ; essendo Demetrio figliuolo di Apella sacerdote di Alessandro (i) , e degli dei adelfi^ e degli Dei es^ergeti , e degli Dei Jìlopatori ; e sotto la canefora (a) di Arsinoe Jìladelfa , Ita detto ecc. Quest' atto del terzo anno del quarto Tolomeo sopranominato filopatore y sale dunque con la sua data chiarissimamente espres- sa all^ anno a 19. avanti Gesù Cristo • È desso quindi il più antico atto pu- blico originale che finora si possiede , quanto a' tempi de* re Lagidi • Distin- guesi altresì dai più degli altri , perchè contiene il nome proprio del sacerdo- te , cui allora era commesso il culto di Alessandro , non che il nome degli Dei tolemaici . H soggetto di questo atto è la cessione di un terreno posto nei contorni di Tebe ; cessione fiaitta da un uomo detto Amenosor Jigliuolo di Oro e di Takei , ai nominati Psenamun figliuolo di Tsenamun , e ad Oro figliuolo di Fahi e di Tsencus . Un taljB contratto fa saitto da Psencosis f uno dei sacerdoti di Ammone e desìi Dei adelfi evergeti filopatori (i) li sacerdote di Aless^dro comparisca anche iiotizie, specialmente nel libro I • che agli A^udioai ^^dlm iserisione diRosetu. Vedi l' istitnzione d' es- delle cose egizie non saranno inutili. 39 nel Ustanento di Alessandro presso G. Valerio (a) Dignità sacra , di cui é rivestita Aninot de téh Alo. III. g6. Questo autore, benché assai anche neUf iicrisìolic di ftoseCM • '»Tploio, contiene nondiacno parecdiie soiziTATicAvi. aS QUADRO Xn* Manoscritto demotico • È un pezzo Imperfetto di papiro ^ che non Ita ora più di aS righe brevi di testo , nel quale si riconosce un atto publico con la data seguente: Panno XII ^ del mese mechir il la 9 di Psammetico ( n. 33 ) . Qui s* intende il regno di Psammetico I 9 uno dei re della XXYI dinastia (i) ; poichb Psammetico II di lui nipote non ha regnato che un pio- oolo nimero di aimi rispettiramente al suo avolo , B Manoscritto demotico • Sono dujs brevi frammenti di un contratto con la data di un anno XI , e del primo dì ael mese coiak ; ma né il nome del re , nh quello de* contraenti si conservano • Un* altra porzione di questo testo esi- ste nel museo del collegio di Propaganda • Manoscritto geratico . Parte Inferiore di un papiro conlenente il fondo di sei colonne di un testo che h parte di un registro di computisteria ^ tenu-» to in Tebe da uno scrivano Tutmosis^ sotto il regno di Ramses Y della XYUI dinastia (a) . Le altre parti di questo curioso manoscritto esistono nella rac* colta di Brevetti 9 che oggi costituisce il magnifico museo reale egizio di Torino . Osservasi in questo frammento la lista di una grande quantità di riscossioni par- ziali , con le somme diverse che ne risultano , espresse in cifre geratiche di tinta rossa . I nomi delle varie persone ricordate in questi conti j sono scrìtti con tinta nera » (1) SeeoBd« la cronaca di Eusebio l'anno Xn (a) La dinastia clizia decima olUra éàte fine di Psammetico I. corrisponde all' anno XXVa nd secolo decimo quinto ayanti Cristo . di Tulio Ostilio re di Roma , cioè all' anno 646 ineirca ayanti Cristo . \ S^Q CATALOGO DS* PAPIRI D Manoscritto geratico . Frammento contenente gli avanzi di quattro lun- ghe pagine di un testo scritto con assai bella mano . Contiene degli encomii , ed il panegirico di un re , frammischiati alle lodi ed a irarii titoli di un gran numero di Dei protettori • Frammenti di questo medesimo testo esistono nel miiseo reale di Torino • E Manoscritto geratico lungo palmi quattro , oncie quattro , alto oncie oKo • £ un frammento di papiro funebre contenente una lunga preghiera indirizzata agli Dei Pooh ( il Luno ) ; Frè ( il sole ) ; Seb ( Saturno ) ; e ad Oiiri , in favore dell' anima di un defunto chiamato Ilarrui ( n. aS ) nella i5 colonna del mano- scrilto . La sua parentela asccmlcnle viene esposta nelle colonne 28 e 29. Kra figliuolo di un tale chiamato Petamenof ( n. aS ) e nato dalla signora Tcthov ( n. 2G ) . Questo pezzo di manor»critlo è terminalo da ima scric di emblemi e di figure di diviniti , disposte in due lince orizonlali . Vi si distinguono 1. I due occhi del sole e della luna . 2. Il simbolo della vita divina . 3. L' avvoltojo di Ncit . /\* Lo scettro con la testa di cuciifa , ed il nilomelro . 5. Una imaginc del dio demiurgo Amon-ra clic genera Y universo . G. Il dio Oro rappresentato da \m coccodrillo con testa di sparviere . 7. La dea Sv^an ( la Lucina egizia ) con h sua testa di avvoltojo . 8. Fta-Socari , uomo iniieme e sparvie;'c . 9. Lo scarabeo del sole col disco ne' pie Ji posteriori ; due scettri ; e fi- nalmente una spezie di cippo contenente il nome del defunto /' osiriano. Ilar- rui . Li scnltnra di questo frammento non e di forma accurata» F Miinoscrilto geratico largo palmi due , oacic tre , alto un palmo e 0.1- tie sette . fe uno scritto compiuto , consistente in una sola pagina di scrittura che ha 3G lunghe riglie . Questo funebre papiro contiene preghiere ad Iside gran dea , divùia madre ( rigi i ) ; ad Oro ( ri^a G ) ; ed al dio Osiri , EGIZIVATICANI, ^J del quale tutti i mistici titoli sono qui ricordati distesamente . Vi si osser- vano particolarmente quelli di figliuolo di Netfè ( Rea ) ; di figliuolo di Seb ( Saturno ) ; di rettore della casa di suo padre ; di amico di suo pa- tire*^ di diretto da sua madre ^ di benefattore della regione di sopra \ Visi menziona finalmente il nome di tutte le regioni celesti , nelle quali questa gran- de divinità presiede e si manifesta • Il defunto , presso la cui mummia fu ^ia depositato questo papiro , chiama vasi Oensu^Tóut . La madre sua era del- ta Tasen-Oensu j come leggesi nella prima riga del manoscritto : r osiria- no Oensu^Tóut nato da Tasen-Oensu ( n. 27 ) . Questo fanciullo che mo- ri in età d' anni undici ( riga 2 ) si vede rappresentato in un piccolo di- pinto non colorito , verso il fondo del testo a mano diritta • Egli alza le brac- cia ornale di braccialetti verso una imagine di Osiri vestita di ampio man- to . Due piccole colonne di verticali geroglifici dichiarano la rappresentazio- ne . La prima indica un atto di adorazione fatto verso il suo signore dal defunto , di cui la seconda colonna fa conoscere il nome , come altresì quello del padre e della madre: Oensu^Tóut figliuolo di Petosiri partorito da Tasen-Oensu ( /z. aS ) . La scrittura geratica di questo papiro , di forma assai gracile e quadra- ta I indica che senza du])bio appartiene a* tempi degli imperatori romani • manoscritto geratico • Brevi avanzi di un papiro funebre parimenti de' bassi tempi egizi • H Frammento di un papiro pieno di figure simboliche 9 del medesimo gene- re che il papiro A del quadro XI . Il presente frammento non ha che una sola breve leggenda di geroglifici , che e' insegna essere una adorazione verso Osiri signore della regione inferiore . Presenta per altro varie imagiui di di- vinità o di emblemi di Dei e di Dee , disposte sopra tre linee orizontali . De- ve qui notarsi principalmente il dio Tifone con testa di tartaruga ; il pesce Latus posto sopra un ara ; ed una imagine di Neit con testa di avvoltojo e di leone • aS CALTA.I.060DC*rAFIIll QUADRO Xni. Brevi Irattmctati di papiri fiuiebrì geroglifici e geratici , QUADRO XIV- ^ Manoscritto geroglifico lungo palmi ventuno , onde cinque e mezza , al- to un palmo ed onde quattro • Sono frammenti ravvicinati di un gran rituale funebre di scrittura assai bella , ornati di figure a disegno , e dipinti con lo«- devole cura • Peraltro non rimane che una porzione 9 benché assai considera- bile , della seconda e della terza sezione del rituale • Queste parti sono pre- sentemente disposte col seguente ordine { I. Adorazione del sole • 3. Cerimonie e sacrifizio funebre « 3. Combattimenti contro gli animali tifoniani 9 cioè contro la biscia , V idro , U tartaruga , T asino • 4* Purificazione della mummia di un defunto . 5. Adorazione dello scarabeo • 6. OlTerte fatte a un defunto e onori renduti alla di lui memoria « 7. Adorazione de* quattro cinocefali • 8# Adorazione di Osiri , Oro , Iside , Neftis • j). U defunto nella barca di Frb • IO* Avanzi delia rappresentazione del giudizio • 1 1 • Preghiere a* genii della luna e del sole • ( Sono frammenti ne* quali è in^ terrotto il filo del discorso ) • 13. PrescAtazione dell'anima del defunto ^ e di quella di sua madre a So- cari e ad Atir • i3« Pittura delle sette vacche e del toro di Ammone • i4* I quattro remi della barca del sole • Il nome del defunto , per cui il papiro fu scritto | \ Oro figliuolo di Tsenmandu ( donna ) ( n* 39 ) • SGlZlYATICÀNl/ 2<) QUADRO XV. Manoscritto geratico • Lunghi segmenti di un papiro funebre , distribui- ti in pagine « di assai elegante scrittura . Il primo pezzo contiene undici pa* gine intiere ; delle «piali le due prime spettano alla terza sezione del rituale , e contengono delle invocazioni di Osiri • Pag. 3. ( sormontata da un disegno ) adorazione del dio Pooh ( Luno ) • Pag. 4- ( idem ) formola di adorazione indirizzata al dio Frè ( il sole ) . Pag. 5* ( senza il disegno ) preghiera allo scarabèo Torb » Pag. 6. ( sormontata da un disegno ) preghiera al dio Anubi . Pag. 7. ( idem ) formola di purificazione deir anima • Pag. 8. e 9* ( senza il disegno ) preghiera relativa alla festa del XXX del mese mechir ( n. 3o ) . Pag. IO. ed II. litanie agli Dei. Del secondo frammento di questo medesimo manoscritto tre pagine ap-- partengono alle litanie del dio Osiri , ed hanno 37. degli innumerabili titoli di questa grande diviniti de' morti . -— Questo rituale era deposto sopra una mummia di una donna chiamata Isdejer ( n. 3 1 ) . B Manoscritto geroglifico . Frammento di un rituale compendiato , di cui rimangono soltanto r I. Tredici colonne delle lodi del dio Fi*è^ che ordinariamente vengono col* locate in fine della prima sezione del rituale . a. La grande rappresentazione del giudizio con tutte le figure colorite • 3. La preghiera alla dea Netjh , la quale è dipinU verso la parte alto del testo in atto di versare V acqua della viU divina alla defunta • 4* L* invocazione alla grande vacca celeste madre del sole . La donna , per cui questo papiro fu scritto , clùamarasi Teka ovverà 21i- ka figliuola di Nesi^è . 3o CATàtOGO DI* PAPntl S6IZ1 TiTICAìd Manoscritto geratico intiero 9 lungo palmi quattro , oncie ine , alto mx palmo e mezzo . È un papiro funebre composto di tre pa^ne di scrittura ba- stantemente elegante • Contiene : Pag. I . L' adorazione di Osiri psicomor/o • Pag. 2. là adorazione di Ftà sotto forma di scarabeo • Pag. 3. Le preghiere dell* anima ammessa nella barca del sole • Pag. 4- Lst scena rappresentante il giudizio dell' anima della defunta « che si cliiamava Nesimandu figliuola di Nuabendi . N. B. Di questa porzione G del quadro XV vedi la speciale e più diffusa spiegazione che precede al presente catalogo . D Manoscritto geratico . Frammenti di un rituale compendiato , scritto per un uitmo detto Nesimandu • Manoscritto geratico . Piccolo papiro funebre compiuto , contenente una preghiera di venti righe indirizzata ad Osiri 9 Iside , ed Oro in favore delP ani* ma di un certo Pamandu . — Questo scritto di forma gracile , come quel- lo della parte F nel quadro XII , indica una elU non antica relativamonte al maggior nome^Q degli altri papiri ^ V FIMI DSt CATALOGO . 3i RIFLESSIONI M>PRA UN LIBRO RECENTEMENTE STAMPATO IN ROMA COL TITOLO MONUMENTI EGIZIANI . Nanepn'fnum $yrUiin Tiherim dafluxit Orontesì V/uando io era per publicare la descrizione degli egizi papiri della bi- blioteca vaticana mi fu annunziata la stampa di un libro dello scrittore abbate Michele Lanci , che si diceva dichiarare monumenti egizi • In altro tempo avrei potuto trascurare questa lettura ; non però adesso , attesa quella prudente regola letteraria di non disprezzare notizia alcuna , la quale si riferisca al proposito che trattiamo • Confesso che non poco disagio sostenni nel leggere i4a pagi-* ne dirette a commentare una iscrizione fenicia di quattro righe ^ ed un pic-- colo e rozzo bassorilievo ; molto più che della iscrizione gik esistevano a stam- pa non una ma più spiegazioni sensate e buone ; ed il bassorilievo non pre- sentava che un oggetto assai comune e di scarso fi*utto ; ed era stato anch' es- so , in società con la scrittura « bastevolmente illustrato • Cresceva il mio stu« pore per tanta verbosità , vedendo che il predetto abbate scrittore , rimpro- vera arditamente il dotto padre Fabricy domenicano di avere con una pe- santissima nota trattato Ìl soggetto medesimo ; e che più innanzi assai , dopo le i4a. pagine , sgrida con pari coraggio il celebre P* Giorgi agostiniano per avere impiegato un lussureggiante volume intiero a dichiarare due iscrizioni palmirene ; il qual volume del Giorgi se si paragoni con quello della presen- te iliade fenicia , fatti i dovuti compensi , non parrà maggiore • Oltrecchè il L« dopo le 143* ce ne accresce altre otto , a fine di ripeterci le due dette iscrizioni ; e finalmente altre pagine 47- per ragionare d'altra materia » di cui quanto s'in- tenda lascierò che giudichi il publico in confronto delle dottrine del cav. Cham- poUion . Ben si vede che pensò da savio lo svedese Akerblad , quando scriven- do a quel decoro della nostra Roma , S* E. il sig. cav* Italinski , una bella , ma corta , dichiarazione di un titolo sepolcrale fenicio , pronunciò sentenza , rieri n est plus facile que de /aire un assez gros lis^re as^ec d" autres livres : e poco appresso, gardons nousdes longs commentaires , qui ne font qu en^ Jraver le vrai sas;oir , Egli infatti tenne parola , e con piccole ma originali dissertazioni illustrò le lettere , e si acquistò quella chiara (ama che gli rima- \ uè • Se non che alla incoerenza tra parole e falli non si sarebbe forse molto badato , quando il L. nel suo libro si fosse studiato di mettere almeno cose pro- prie , e non in fjran parte altrui , senza citare i benemeriti autori , da cui le prende ; e se ciò , che h suo , fosse più corretto sia nelV uso del raziocino , sia nella dottrina filolo^ca ed antiquaria , sia finalmente in perizia di lingue , del- le quali largamente ha voluto intitolarsi interprete « Arroge che avendo il Lanci bastevoli motivi di essere modesto riverente e grato , non ha adempito a questi uffici ; ma menando su e giù senza alcuna prudenza n^ giudizio nb rispetto r indisciplinata penna per quelle sue pagine , vi ha scritto tali cose , che il com- portargliele sarebbe grandissima codardia • Tre sono i moniunenti che lo scrittore Lanci si h proposto di commentare ; I. il bassorilievo di Carpentras con iscrizione fenicia* 2. le due iscrizioni palmi^ rene del Campidoglio . 3. un bassorilievo egizio , ch^esso per consiglio di alcuni dotti ha chiamato kilanaglifo • Di questo terzo nulla io dirò ^ avendone già assai detto- in contradizione al. Lanci lo Ghampollion • Volendo dunque io restrin- germi a* due primi , dirò innanzi per chiarezza , che tutto quel monumento di Carpentras lungi di mancare d* illustrazione , ne ha avuto in copia • Perocché r incisione del bassorilievo con la scrittura fu data dal Rigord nel giornale di Trevoux giugno 1704; quindi dal Montfaucon antiq. expl. suppl. T. IL p. 208 ; inoltre dal Barthelemy acad. inscr. tom. XXXIL p» 72 5# L' incisione poi del- la sola iscrizione h anche nella raccolta del benemerito conte Caylus tom. 1. p^ 76; tav. XXVI. La cognizione che quelle lettere siano fenicie si deve in par- te al Rigord ed al Caylus , i quali almeno ne sospettarono ; ma poi in somma h dovuta allo splendido ingegno del Barthdlemy » che risolse ogni dubbiezza . La formazione dell' alfabeto e la retta divisione ossia creazione delle parole , cioè i due capi di maggiore difficoltà , furono bel ritrovato del medesimo Bar- tluflemy . Finalmente Y interpretazione fu fatta dal già più volte nominato Bar- thelemy , e poi dal Fabricy , dal Kopp , dall' Hamaker . Ecco lo stato d' il- lustrazione del monumento di Carpentras sino a'ùostri giorni. In quanto alle due palmirene iscrizioni del Campidoglio , tralasciando tut- ta la storia de' molti vani imperfetti tentativi che più anticamente si prati- carono intorno ad esse ; dico che la formazione dell'alfabeto palniireno e la giu- sta divisione delle parole d* amcndue quelle iscrizioni e opera del Barthelemy acad. inscr. tom. XXVI. p. SgG. tav. XXVI. ; che la felice interpretazione in latino della prima più lunga e difficile , fu opera del Rhenferd presso Bianchi- Il: ■ t 'i 33 ni opusc. tom. I. p. 69, ; clic una diligente copia e incisione di amendue le iscrizioni è dovuta al perspicace occhio e perizia del danese Adler , che la som ministrò al P. Giorgi ( insc. palm. p. 19) : e dico finalmente che la dichiarazione di amendue non deve molto al Giorgi , che non fu abbastanza felice nel trat- tarle , benché non sta però senza merito ; ma che della prima , come già ho raccontato , pi eesisteva la buona versione del Rhenferd ; e della seconda , vi era la parimenti buona dello Swinton • Adunque è dimostrato che prima di L. que' monumenti , il fenicio ed i pai- mireni) avevano già ottenuto da uomini dottissimi ogni necessario ed utile servizio per la retta loro intelligenza . Ed a sempre più togliere Y occasione d* ogni letteraria impostura avvertirò ancora , che la lingua sì fenicia che pal- mirena è propriamente ebraica ; e che se qualche lieve differenza vi s' incon- tra, ciò proviene in parte da dialetto (di cui qual lingua è scevera? ) come so- no il samaritano , caldaico , siriaco , punico ; e in parte della scarsezza de' mo- numenti 9 che ci rimangono per fare i confronti . Conosciuti adunque i caratteri fenici e palmireni , trovati gli alfabeti , create e distinte le parole , fatte le tra- duzioni con r aiuto de' lessici ebraico e caldaico ecc. ; vede ognuno il pochissi- mo che resta a fare a chi maneggiando di nuovo questi lessici , e sofisticando stentate etimologie , e combinando con qualche diversità o licenza le lettere, e consultando lingue affini , cerca di trarne qualche altro senso , e di contradire agli studi de' più anticlii e maggiori , per far plauso a se . — ^AAà Zf t/$ w^6^ Ttfog ytyofu koÌ ^Aiiov* ^J^u . - Non devi perciò sgomentarti , buon let- tore , ne inarcare troppo le ciglia , quando miri incisi pomposamente in tavole que caratteri fenici e palmireni : peroccliè i fenici non differiscono maggiormen* te da' samaritani , né i palmireni dagli ebraici , che la scrittura de' papiri ^ o la beneventana e leodiese , dalla bella forma romana 2 e que' dialetti sono tra loro meno discordi , che non è Y aurea latinità da quella de' secoli longo- bardi , Or facendomi più presso al mio proposito , distribuirò queste riflessioni ed esame in alcuni capi ; cioè mostrerò quanta parte del libro suo abbia L. preso dalle altrui opere ; nel che sebbene non esaurirò la materia , nondimeno dirò quanto basta all' assunto : toccherò in appresso cerje di lui asserzioni che mi parvero degne di commento : esaminerò finalmente la di lui parte ermeneutica ia quel poco che si diversifica dagli altri autori • ^ L 1. E per cominciare di la onde prende le mosse il libro di L. , sappia 3 lio ai L. lettore die il disegno del bassorilievo è copiato con le medesime dimensioni ed ornati da quello che s' incontra nel tomo XXXII. p. 725. dell' academia fran- cese delle iscrizioni . Glie però dicendo L. p. 16. dappresso le nostre osser^ Sfazioni fit da noi fatto il disegno che diamo inciso e ridotto a metà , nicr- no s' imagini , die sia veramente nuova opera da luì praticata in Carpentras • E bendie esso pur nomini poco innanzi la incisione e il tomo dell* academia | nondimeno con le soprascrìtte parole si h fatto clùarameirte autore del disegna . ( Dirò poi in altro luogo con quale criterio le dita della persona supplicante da lui siansi cangiate in fiamme.) L'incisione del Barthe'Icmy era stata fatta nella maniera più autorevole • Eccone la testimonianza del medesima acad. T. XXXIL p. 725 : la copie que je public est d* apres un moule en piètre , qu^ on avoit em^oyé à M. le comte de Cajrlus , et qui m* a tenu lien de V originai . Ora qual differenza tra il disegno nuovo di L. ( preso per altro a vista del francese ) e quello di Bartlielemy ! Erra il nuovo di L. , dice un artista , nelle propor- zioni , erra nello stile notissimo degli Egizi , erra traendo V antico a forme qua* si moderne • Vedo nelF Osiri quasi un gozzo e certa fisonomia da pazzo • Vedo cinque candelabri con base unica fusa insieme • Nella donna supplicante ciò che fu scemato al cranio è stato accresciuto a' piedi ; il pollice della mano si« nistra ^ situato ( vedete sproposito ! ) in parte contraria ; la coscia sta quasi attaccata alla scapula : ne la Dea che è accanto air Osiri parrà tolerabik , se sì paragoni con quella di Bartlielemy • Inoltre nel nuovo disegno la donna , e Dea , che e a destra nel piano inferiore 9 manca di ventre , ed ha la coscia destra attaccata agli intercostali ; e nella donna o Dea sinistra il petto in quella parte la quale si alza è più abbassato della parte che è in riposo . Nb già sì esige bella copia di un artificio rózzo , ma si paragonano due copie tratte da un medesi* mo originale . Se non che di questo nuovo lavoro chi ardirà dire più parole , poiché vi si osserva a' piedi il ZfS^K «5n&i«i ? 2. Tutto ciò che L. dice p. 80. 8i. del ristauro superiore della pietra di Carpentras e preso dal Barthdemy p. 786 , senza citarlo • Dubita in fatti il Bar- thdlemy da principio , se quella parte di sasso sia antica o moderna : e poi decide che h moderna , dietro a giusti riflessi che ivi aggiunge . Cosi appunto L. ( però in nome proprio non del Barthélemy ) pronunda sebbene a nostro 3:> intendimento quella parte è nuova; e seguita con qualche ragione di Bar- thelemy come se fosse sua • Ciò per altro che Bartliclemy dice orecchie rileva- te , L. volge in teste . E io avverto clie varii steli cogniti egizi , ed anclic i papiri , insegnano ad evidenza come si dovrebbe con tutta verità ristaur^e il bassorilievo di Carpentras • 3. Ciò che L. p. 83. dice de' quattro vasi , con teste di animali ( qui do- Teva dire uccelli ) sotto la mummia , contenenti le cose atte ad imbalsamare , e tolto dal Barthelemy p. 735.senza citarlo . 4- Quel tratto di L. p. 84-86. intorno alla imbalsamazione , non si creda già che per lui stesso sia estratto da Erodoto ; poiché tutto ciò esiste , e con maggio- re abbondanza , nei tomi deir academia francese XXIII. p. 122. 12/^. isS. i3i. e XXXII. p. 734, dove que' dotti academici fanno gli estratti di Erodoto . 5. Fu dallo Champollion redarguito T errore di L. p. 87. 88. intorno a* due mascherati che imbalsamano ; ma ecco che questo errore si è commesso copian- do tacitamente il Barthelemy tom. XXXII. p. 734. Non rimane dunque a L. se non T acuta riflessione che aggiunge intorno al motivo d' imbacuccarsi per r atto d' imbalsamare ^ 6. L* alfabeto fenicio di Carpentras nel frontispizio di L. h quel medesimo trovato e inciso dal Barthelemy p. ^aS* tav. Sa. Le aggiunte sono a superflue » ripetiifoni , o varietà viziose . Ma di ciò in altro sito . 7. Anche 1' alfabeto samaritano h copiato da fonti comuni e non ha novi- tà . E se L. p. 5o. dice d' averla egli stesso disegnato dal più antico de' con- dici vaticani ^ gli si risponde che due soli essendo i codici samaritani della Va- ticana ; il più antico d' essi discorda tanta dalle forme sue incise , quanta basta a non poter sostenere che se ne sia fatto disegno • L'altro codice poi differisce ancor più. Col confronto de' publici alfabeti L« si accorse che quel codice era samaritano : conobbe anche die il codice non discordava gran fatto dalle forme comuni. Ora essendo l'alfabeto di L. comune, poto dire cl>e il suo concordavi col codice; applicando la regola , quae sunt eadem uni tertio^ sunt eadem inier se • È poi inesatta nel L. V ain in forma di emisfero ; la quale se for- se talvolta h cosi alquanto curvata in principia del codice per rapidità del co- pista , non si vede tale in appressa , ma nella solila figura triangolare , 8» V alfabeto fenicio de' monumenti editi è tolto in massima parte dal Bar- télemy T. XXX. p. 437. tav. lY. E bea v' era che aggiugnere copiando altri alfabeti « 36 g. Che nelle notissime medaglie di Malta le tre lettere possano leggersi SSm , e intendersi una divinità , lo ha detto Bayero ( lengua de los Fen. p. 359 ) f e poteva L» citarlo . Che poi questa divinità sia Osiri no , è d* al- tro luogo il disputarne p Tr^io di I o. La storia del monumento di Garpentras h tolta dal Barthélemy acad. in- scr* tom. XXXIL p. 725* senza citarlo • Quando si trattò di curiosità arabe in quel libro degli Omireni osservarono taluni che L» passeggiò per Y Albu* feda e pel Gasiri ; ora cercando antichità fenicie ^ corse le poste per li tomi deir academia francese ; ne senza coglierne larghissimo frutto , come egli pag. 5. commenda i viaggi suoi. È infatti sommamente benemerita quella aca« demia delle cose fenicie , poiché vi s* incontrano del solo ab. Mignot ventiquat« tro dissertazioni in tale argomento , oltre le magistrali di Barthélemy , e taluna di Gay lus , e d' altri • p. 18. 26. II. Barthélemy scrive ^"Uy , e L* scrive e intende di correggere mS9 • È però questo un plagio tacito che si fa al P. Fabricy il quale nella sua opera de' num. Io. Hyrc. p. 82. ha proposta questa emendazione, dicendo: vel potius n")3V , quam lectionem ego mallem . £ molto più lungamente p. 90» va dimo- strando contro Barthélemy che si deve mettere ^ in luogo di *l « e traduce declinasti , ciò che può farsi dal verbo W che ha senso di moto ; cosa per se notissima . Ora è bello il vedere che L. p. i3. deride il lavoro del Fabri- cy , e p. 1 4* riporta la sola traduzione latina del detto religioso ^ e non l'ebraico testo , quasi per non manifestare che questi corresse fMS^ ; e poi finalmente p. 18. e p. 26. , si appropria la emendazione del suo deriso Fabricy • Inoltre osservo che il Fabricy p. 90. lia scritto doversi preferire di ttf^» il senso unusquisque a quello dì maritus . Il nostro L. p. 26. si serve di questa dottrina « e vi ag- giunge che è sito sfolgarizzamento , senza citare quel poverello di Fabricy • p. 21. 12. Giò che L. dice quasi con Plutarco e con Diodoro sulla pronuncia e sui significato del nome Osiri , e copiato dal Barthélemy senza citarlo T. XXXIL p. 727. È poi insussistente il riflesso aggiunto da L. che |a presenza della vau nel- la pietra di Garpentras favorisca piuttosto a dire Usiri che Osiri . Tutti sap- piamo che la vau e indifferente a ricevere amendue le pronunciazioni , e che a IVn diciamo fìuth , e ad ai^H diciamo lob. E quanto alla affermazione di L. pag. 25. che il verbo Oy*l ha in caldeo senzo chiarissimo éìjare mormora* zioni ; rispondo che la notizia è ottima , poiché ce la dicono i lessici • Osservo ancora che L. si serve spesso della traduzione di Sante Pagnini (citando pt- 37 rò ) . Veramente ancor questa interlineare versione dall' ebraico « in cui si vede, ni an batter d* occhio la materiale corrispondenza della parola ebraica con la latinft. , è una grande comodità per chir impara ugualmente che per chi inse- gna : e tutti sono assicurati ugualmente di non errare in fatto di corrispon- denza. Senza questo appoggio avvennero talora casi disgraziati • i3. Se L. prende dal Torremozza anzi che dal Barthelemy la iscrizione del ^' 1'* -^7- vaso palermitano ^ non mi cale il saperlo • Veggo però che la incisione di L. consente affatto con quella di Barthelemy acad. T. XXX. p. 4^7. Veggo che il passo del P« Lupi lo copia L. dal Barthelemy p. 4 19* ^tdn. senza citare .. Che se lo avesse preso dal Lupi , non avrebbe L. domto tacere che questo dotto padre sospettò almeno che Y iscrizione fosse fenicia • In fine vedo che nel L. h alquanto falsificata la lettera decima 1 mentr* essa nondimeno h giu- stissima nel Torremozza , nel Barthelemy , e per sino nel Lupi • E in quanto alla terza lettera che L. di theth vuol cangiare in pke , perchb tal forma ha neir alfabeto greco il pi , non acconsento nb alla ragione nb al fatto • E non e vero ciò che dice L. p. 4^- mancare la phe in tutti gli alfabeti fenici s poiché se ne incontrano negli alfabeti di Bayero ( quand* anche si ommetta quello di ChishuU ) due forme , amendue diverse alTatto da quella di L.. ; il che come di- strugga la di lui opinione , ognuno sei vede . Nb anche b vero che Yain non pos- sa essere preceduta da una aspirata ; al che confutare basta il vocabolo OMVrt . 1 4* Che Ammone sia più tosto nome egizio che greco , e generalmente intor- P- 5a. no alla di lui etimologia , tanto già b stato da moltissimi detto , che non si può parlarne nuovamente senza ricopiare altrui . Si veda almeno il lablonski panth. aegypt. lib. IL cap. 2. e specialmente p. 177. scgg. i5. Termina L, la sua lunglùssima diceria sopra Y elei ( che resta egual- P* ^2- mente oscuro vocabolo ) con la citazione de* cognomi di venticinque dotti spe- cialmente in numismatica , i quali discordarono tra loro intorno alla intelli- genza di quella parola . Poffare ! si crederebbe a prima vista che il L. se ne i^osse tolta una satolla in qualche libreria . Sappiasi però che tutti que' cognomi in corpo , e con lo stesso ordine , sono 'copiati senza citazione dalla Malta di mons.Bres.p. 162-164. Ma v'b la differenza che il diligente e studioso Bres , cita non solo i cognomi di quegli autori , ma i titoli di ciascuna opera , il capo o la pagina ; con ciò mostrando cheMia letto , studiato ^ confrontato , e giudi- cato : e insieme dando indizio a lettori d* andare a consultar que' luoghi . Ma L. copia que' nudi cognomi ( saltando però il titolo gli autori del nitovo trai- 68. p. 7^. 38 tato diplomatico ^ o per una svista , o perche non essendo un breve solitario cognome , gli die noia il copiarlo ) ; non li legge , non li consulta , non ne da giudizio , non li conosce ; e solo conchiude dignitosamente che da tanti n>alen^ fissimi non si è detta cosa da farci strada alla nostra opinione , cioè che elei sia Osiri . E poco appresso minaccia di voler combattere con li morti , cioc con Mon$* IBres , contro il quale L. ha le armi nel fodero , cioè monu- menti fìenico-maltesi inediti ancora presso di se ; e di più p. i3i« certi feniei spaventi da lui veduti ne^ portafogli degli eruditissimi viaggiatori. L. p. 67. i6. Il costume della capellatura egizia è copiato dal Barthclemy T. XXXIL p. 737. E dal medesimo è tolto cip che si dice della imbalsamazione dentro e fuori deir Egitto • Per altro quella misera pettinatura della Teba , che è nel disegno di L. , non è più propria di questo popolo che di quello • 17. Tutto ciò che L. dice, quasi traendolo da Erodoto e da Strabone (il qual ultimo poteva ommettersi ) intorno alla controversÌA delle sacerdotesse egi- zie ( che giustamente contro L. si negano , e con esse tutta quella noiosa machi- na di Teba) è tolto senza citazione dal Barthélemy T. XXXIL p. 731.732. s 7^>- 18. Dice L* che dal racconto di Strabone sulla femiuile prostituzione in Tebe , ci si contesta la potenza de' Fenici in Egitto . Parendo a me incoerente questa asserzione , consultai Strabone lib. cit. XVII. cap. I. 46. , e conobbi che ivi non si fiata di Fenici . Ricorsi al Barthélemy , e mi accorsi che L. copiando da que- sto errava in prenderne le citazioni dal margine pag. 73 1. , e che attaccava la citazione di Strabone al passo di Erodoto • Quest' ultimo lib. II. cap. 54* rac- conta che i Fenici rapirono due donne in Tebe . Segue poi presso il Barthélemy Strabone con T altro suo racconto della prostituzione . L. adunque arguì dal ratto la potenza de* Fenici ( indizio a nzi laido che valido ; poiché uu ratto pra- ticato da privati mercadanti non dimostra la potenza di una nazione ) ; ma poi confuse per errore il detto racconto di Erodoto col seguente di Strabone , i jquali nel Barthclemy sono ben distinU . Chi legge ben legga , e chi cita veda ^e fonti delle proprie citazioni . p. p^. 19. Anche ciò che dice L. , come se leggesse Plutarco , intorno a* cotidia- ni suffiti trini , e intorno ^l kiphi ecc. è tolto tacitamente dal Barthélemy p. 73a. 733. f 9'- 30. Si accinge L. a dimostrare come cosa nuova e sua propria che i cosi det- ti nilpmetri sono anzi are • Ma di grazia non ha ^a detto lo ChampolUon nel pantheon distr. 5. che i pareri dei dotti soqo divisi intorno a quella figura ^ V 39 dicendola altri un' ara , ed altri un nilometro ? Non lia egli prodotte ivi le ra- gioni che si oppongono alla opinione dell* ara ? E nella grande opera francese in- torno ali* Egitto T. II. tav. 84. n. 5. e sua descrizione , il nilometro non è for- se chiamato ara ? Come dunque non far caso del detto ? E bisogna anche log- gcrc quel moltissimo die intorno ^ nilometrik scritto nella delta glande ope- ra in più luoghi . 21. Parimenti le quattro corna dell' altare sono tolte al Bartlhclcmy p. 732 : Lp- u^- ed ivi pure il passo di Erodoto sul pasto de* sacerdoti è preso da p. 784 ; tut- to senza citare • 23. Dice \j. Jin qui si è detto che le lettere assi rie vengono per attri- buire a ciascuno quel merito che gli si compete » 24* Per ottenere dimostrazione del primo articolo , basta confrontare le inci- sioni che sono presso il Giorgi p. 62. e p. 107. con la incisione del L. p. i43. Sì vedrk che la seconda incisione nel Lanci non differisca di un iota dalla pa- rimenti seconda del Giorgi • Si vedrà che nella prima del L* sono sì poche e si tenui le differenze da non potersi negare che il Giorgi abbia servito di esem- plare al L* Ed eccoci al secondo articolo . 35. Cento elementi ha la prima iscrizione • Ora in tanto numero di lettere 1 ecco le piccole differenze tra il L. e il Giorgi • La prima differenza h nella lette- ra nona , dove Giorgi ha beth , e L» mem • Giorgi erra , benché la forma sia ivi a prima vista ambigua nel sasso ; la quale però ben considerata si ricono- sce per una mem • Ora la mem tre volte b in questa leggenda cioè 9. 36. 63 « ne* quali tre siti il sasso bene osservato ofre la medesima forma • Non è dun- que esatta Y incisione nel L. che ci da la mem 36. in diversa forma dalla 9. e 63 • Ne poi si aeda che L. abbia fatta una scoperta nella lettera 9 , poiché Barthdemy 4i già avca lelto mem ; e cosi la greca iscrizione insegnava doversi leggere , essenddr la iniziale di Malachelo • 2. La lettera ii. è più esatta nel L. , poiché presso Giorgi manca un breve tratto inferiore ; il quale però prima di L. esisteva gik presso il Re , e fu conosciuto anche da Barthelemy , che così scrisse la caph nel secondo suo alfabeto, che è estratto dalla prima palmirena iscrizione capitoli- na 9 non senza il soccorso della seconda , che il Barthelemy incise parimen* ti espressa in lettere ebraiche nella medesima tavola • 3. La lettera 1 5. è una heth nel sasso evidentemente , e nel Barthelemy , nel Giorgi , nel Re • Ma L. mette una samech , malgrado che le due samech del sasso , ciob nZ. e 4o 9 siano evidentemente d' altra forma • Perche dunque L. ha fatta tale novità ? Non è novità, rispondo ; ma poiché il Barthelemy ha scritta in parentesi la corre- zione sua samech invece di mem , L. ha addottata questa correzione , senza gittar tempo in palesarcene T autore • 4* ^^ lettera ventesima sembra inesatta nel Giorgi , ma può dirsi emendata nel Re : e che dessa dovesse leggersi daleth , fu dimostrato al L. da Barthelemy , che così lesse . Abbiamo già dette tutte le poche e tenui differenze ; e siamo ben persuasi che niun lettore negherà , che ciò nulla ostante V incisione di Lanci non sia quasi altro che una copia- di quella del Giorgi: parlo della prima iscrizione ; poiché nella seconda , ho già avvertito che il L. é simile al Giorgi come uovo ad uovo • Aggiungo però che nel L. so- no inesatte le scin G5. e 92. della prima iscrizione , non dovendosi fare acu- te al di sotto , ma ottuse , come le ha veramente il sasso , e come sono nel Giorgi • a6. Passando oramai al terzo articolo , ecco la divisione delle parole presso il Barth^emy , il quale anche sopprassegnò con una linea le parole dubbie : « BARTHELEMY 6 5 4 3 9 t IW'axni laxQS n (Hn»tìDn «n»03» ^aaSai SuSjiyS •6 i5 14 i3 12 ti IO 987 34 33 31 31 30 19 18 VJ (547) '•»»«« **«■ 1-imrtnt f^^ {3319 fj^-y^^ »noa »T\\ ♦Hi'n "jv 4» Copia di Lanci delV anzidetta dinsione • 6 543 a I nnaxni Moa n wi^odi S-aDboi 'ywbjiyV i3 la II IO 9 ^7 •« »a>Sn •« »m^ nD>3 p nay 19 18 17 16 i5 li tt»ni wvn Svi TVB^-KfOBrb n3 »mr 34 a5 22 21 ao (anMpn) djkt u-w m»3 ♦nua L* Akerbiad nella a. nota alla lettera a S. £. Itallnski aveva detto , die il P. Giorgi non interpretò Bene questa iscrizione • Non ha mancato il L. di ri- ferirci qnesta proposizione di Akerbiad , con die indirettamente ci ha mani- festato che non esso , ma Y Akerbiad , si accorse degli errori del Giorgi. Afa di più Akerbiad ivi stesso ha detto che il Barthelemy aveva eccellentemente lette queste iscrizioni , salvo qualche difetto ; ed e di questo Barthelemy , ed anche del Rlienferd citato dal Barthdemy , e finalmente ancora dello Swinton , che in proposito delle palmirene ha tacciuto del tutto il Lanci • Ora notiamo le differenze tra Barthdemy e L. 27. La prima differenza h nella parola sesta , dbve il Barth^emy pose una f finale che manca nel L. La ragione però , per cui quest* ultimo la tralascia , sfa nella fedele copia di Adler presso Giorgi , dove la f realmente manca • Fin qui dunque si copia tutto da Barthelemy e da Giorgi ossia da Àdlex:* La seconda differenza h nella duodecima parola ^ che il Barthelemy lascia m lacuna , cio^ yb^h • È dunque questa parola del nostro scrittore L. ? Non- gia ; poiché nella copia di Adler sono chiare tutte le lettere di tale pai ola ( ciò che non fu nella copia spedita al Barthelemy ) ; e quindi con T alfabeto publi-» tato da Barthdlemy (tav. cit. ) si legge speditamente tja^n Chaliphi . Se non die ne meno la lettura è nuova 9 poiché è dimostrata chiaramente da Rlienferd che tradusse Chaliboei , come fra poco diremo . Anzi ancora Swinton ci ha tradotto Haliboei ovvero Chalihaei . Ed ecco che abbiamo già oltrepassata la duodecima parola senza novità . La terza dlffcTenza h nella i5. parola "ìOf perStì. Mi la vera legione n3 fu dimostrala già dalla copia evidente di Adler ; e la sua interpretazione da 43 I Bhenferd che tradusse //«. Nulla qui dunque fa 3 L. La sedicesima parola e tradotta da Rlienferd Samsisaari ; e ciò fa vedere i. che si dovrebbe leggere pièT tosto una resch ( come ha parimenti Barthelemy ) che quella daleth letta da L. ; ed è ovvia la confusione di queste due lettere , attesa la somiglianza delle kro forme, come più sotto diremo; e cosi sembra ambigua anche nel sasso. Fa vedere in secondo luogo che Rhenferd lesse V ultima lettera come iod e non co- me o)au . È però miglior lezione la vau , che fe chiara nella copia di Adler , seguita da L. , nel qual caso sta bene che si attacchi da L« più tosto alla f 7. parola ; ma non si abbia ciò per novità , poiché già fu fatto da Swinton , co- me \ dimostrato dalla di lui traduzione loc] cit. e presso Fabricy p* 1 79 • Tra r ultima lettera della parala 31 , e la prima della aa , sembra veramente anche a me di vedere nel sasso le traccio di «uà" altra lettera : perciò i diligenti Adler e Re segnarono puntini nelle h>ro incisioni * Ma L» ha dissimulato que-* sto imbarazzo ; e poiché il Barthelemy nulla pose , seguì il più facile esempio» • La quarta diiForcnza di L. da Barthelemy è che quest' ultimo lasciò in lettere palmirene , eia che L* scrive con ebraiche S^^^^Ti , le quali lettere so- no nondimeno evidenti nella incisione di Adler . Che poi in queste lettere do- vesse intendersi V anno 547 » ^^ dissero , non il Rhenferd che vi lesse un no- me I ma Bartliclemy , Giorgi , e Fabricy ; a' quali tutti fu ciò dimostrato dal- le cifre 2* M. ♦• ( appunto 547 ) ^^^a greca iscrizione nel medesimo sasso ca- pitolino , che contiene una libera traduzione di tutta la palmireua • . aS^ Or facciamo confronto della traduzione rhcnferdiana con la copia del L«. Slienfcrd presso Bianchini.* Agtibolo et Malachhclo et aram eius ( scilicet throni ) et cuUiint efus ' faciundum curavit ex crumena sua laratus Jilius Gìialiboei ( "kXi^cLiov) y fila lazaei ^ (Sw. larhaei) Jilii Samsisaari (^s^el Yonis) prò ^nta sua , et vita Jiliorum ^ in mense sehat (^fehnt^ario ) anno Akisaasi ( Sw. 54^0 * E da notare che Swinton transaz. filosof. tom. cit. p. 1G8. invece di aravi traduce anche si^num , simulacro ( ed altrew monumentum ela^atum , ciie e forse il throni di Rhenferd ) . È da osservarsi inoltre che la parola «303 è già stata tradotta giustamente argento da Barthelemy T. XXVI. p. 5ya. , ed anche da Swinton loc. cit. Finalmente Sy.iìiton non ha V inutile vcl l'onis di Rhenferd • 44 tìQ. Or vediamo come il L. p. i^g. accozza insieme le predette traduzioni , di Rhenferd e d* altri , senza citarle ; e come ne forma quella che p. i47* dice sua spiegazione f e clie scrive a p. i49» Copia di Lanci. ^jid Agliholo e Malachbelo , e il simulacro di argento e gli ornamene menti suoi fece a sue spese larchi , figlio di Chaliphi , figlio di larchi , figlio di Lascèmesc-sead j per la salute sua , eia salute de^ figli suoi ^ nel mese di scehat delVanno 547« Ciò che ivi seguita a dire il L. , cio^ che V anno de* Seleucidi 547* cor- risponde al 334 ( meglio ^ dire 335 ) di Cristo ; e che lo scehat ^ ìlfishhrajo , e che questo corrisponde al greco peritio ; e che il nome larchi corrisponde ( in qualche modo ) ad Eliodoro ; tutto h preso dalle anzi dette traduzioni , e da Barthelemy tom. XXX. p. 4ii« 9 ^ ^^ ]F]abricy pag. i83. i84i ^ ^^ Akerblad lett. a S.E. Italinski p. i3. 3o. È tempo di passare alla seconda iscrizione palmirena del Campidoglio • Dico I. che L, ne ha presa V esatta copia e incisione , senza alcuna variazio- ne I da Adler presso Giorgi ; e quindi sembra incredibile come il detto L« p« i47« abbia potuto generalmente affermare che nel Giorgi non solo la spie-^ gazione ma anche V incisione di queste epigrafi h erratissima • Dico in se^ condo luogo che la divisione ossia formazione deUe parole è tolta dal Baithde^ my tom. XXYL pag. 596. Uv. 3. BÀRTHÉLBMY 54 3 9 1 9 8,7 g ♦oaVa on)ha onao anp la ti IO 45 Lanci senza rammentare niuno antere dice p. i5i. « questa io leggo : 5 « 3 3 t rtoin mhnòì hiahtth m mròv 9876 «pSi ontSp unno oip la II IO Tutto b simile al Barthdemy sino alla sesta parola • Ma osservo che la se- coada parola dal P. Giorgi ^ scritta rUì ; ed egli ha ragione , poiché quella prima lettera palmirena corrisponde veramente nel primo alfabeto di Barthde- my alla li 9 noa jdla 1 , che ha forma diversa dalla presente in altre cognite palmirene ; e che Barthelemy stesso tenta nella parentesi di volgere in n • E nel supposto della ti , non sarebbe improbabile ciò che scrisse il Giorgi p. 114. intorno al nttfl dicata , sacra • Comunque ciò sia ^ L. ha presa la zain da Barthdlemy , e non ci dk cosa sua • 3i. Adunque la prima differenza è 9 che L. scrìve la sesta parola Olp ; do- ve Barthdemy scrisse Sn^ , notandosi per altro dal Barth^emy che questa pa- rola era d' incerta lettura • Or ecco che V esatta copia dell' Adler confrontata con r alfabeto di Barthdemy ha fatto conoscere che T ultima lettera era più tosto una samech : la seconda poi restava sempre equivoca ìxd^yesc e daleth • Cosi si é potuto dietro a questi previi lumi leggere fnp . Bisogna però av« vertire che in questo luogo sta bene tanto il senso di ^p ohtulit 9 come di D^ ( T^^^ cnp ) consecra9Ìt , la quale ultima traduzione che é presso L. può riguardarsi come presa dalla] iscrizione latina ivi a fianco che dice sacrum • La seconda tenuLssima differenza b che L. legge coph la prima lettera del- la ottava parola , dove Barthelemy lesse caph . Però osservo che la forma di tale lettera i presa dalla incisione di Giorgi ; e del valore si potrà disputare . La terza ed ultima differenza \ nella parola nona ^ in cui L. ha «Dp^i 9 dove Barthdlemy lesse «OaSd , con qualche dubbio ; la quale parola però del Barthelemy ci darebbe appunto i Calhiesi della corrispondente iscrizione latina nel sasso s e tale lezione ha seguita il Giorgi ^ deriso in ciò dal L. ; quasi che non avesse così spiegato anche Sveinton transaz, p. 170. E certamente confron<> t&ndo la lezione del sasso con ^ alfabeti » qualche lettera sembra restare ann 46 bigua : e la tei*za della parola 9. non ò in tutto simile alla prima della paro* la 8 . Tuttavia siccome nella iscrizione latina abbiamo dopo il nome Claudiiis il cognome Felix , non ^ inverisimilc la lezione •OpbB , che ^ presso L. , indi- cata a lui , Come abbiamo detto , dalla iscrizione latina ; siccome ad altri quel- la di Calbiesi . £d ecco che ogni varietà di lettura ^ limitata a due parolet- le^, e ad una letteruzza ^ di cui si è resa ragione • 3a. Anche in quanto alla traduzione di .questa seconda iscrizione , non si può fare gran fondamento nel Giorgi , che è ito in parte fuori di strada • Ma si può ben appoggiarsi a Swinton il quale V ha tradotta felicemente transaz. filosof. cumpeod. T. XVII. p. 170 : Aram hanc Malachbelo et diis Tadmor obtu-- iit ( vel dedicavit ) Tiberius Claudius . Calbienses et Tadmoreni ( vel Palmjrreni ) Diis sitis votum soherunt . Or ecco il Lanci , senza rammentarci in niun modo T anzidetta traduzione , dopo avere scritta la palmirena , passa a dirci che esso spiega <: Quesi* ara a Malachbelo e agli Dei di Palmira consacrò Tiberio Claudio Felice , e i Palmireni • A loro Dei pace . La quinta parola TJnn , doversi tradurre Palmira h avvertito da tutti gH antichi e moderni; e per brevità basta leggere Giorgi p. 85. e i43 • Del consacrò , ovvero pose , già si disse . Il Tiberio Claudio Felice h preso dalla iscrizione latina ; e la jP di Felice , se cosi vuol leggersi invece di Cal- biesi , è manifestata dall' alfabeto di Barthclemy . La decima parola è pam- ta anche a m€ chiara nel mai-mo , 4>nde non so acconsentire a chi disse che «ra incerta (monum, capitol. distr. XIII. p. 187 ) . Non consento poi col L. di tar- durre qui pace lo ohìt^ ; perocché qual ragionevole senso h a' loro Dei pa^ ce ? e chi mai pregò la pace iC numi ? Certamente qui h lo D W ( come bene hanno conosciuto Swinton loc. cit- e Xjiorgi p. iC4* ) votum , ossia eucha^ risticum . Si confrontino andie i parecclii esempi biblici ne' quali lo w ha V anzidetto signiiicato ; i quali io non nomino ^ perchè notissimi . 33* Scritte .amendue le iscrizioni palmirene dice L. che dalV una e dall' al^ tra di esse potrà formarsi un compiuto e bello -alfabeto , non mancando\>i per avventura elemento • È verissimo che non vi manca pressoché ninno eie* mento per lo alfabeto ; ma quanto al dire che se ne potrk fare Y alfabeto , V av* vertimento mi sembra quasi inutile , dappoiché il Barthelemy più di sessanta anni addietro nel tomo XXYL dell'accademia p. SqG. ci ha dati non uno ma due aI£U>eti paimirem tav. L e tav» III ; e tanto il Barthelemy si e servite^ 47 aocora delle capitoline in compilare quegli alfabeti , che ivi stesso nella tavo* U terza scrive amendue le iscrizioni , e d' esse tratta nella uciita dissertazione • Ne L. ciò ignorava , poidi^ lo stesso suo perseguitato Giorgi tutto gli ha detto nel libro intorno ad e&st iscrizioni p. io. Non si dovevano dunque tacere gli alfabeti di Barth^emy • Conchiude il L» con derisione del P. Giorgi ^ e con bravare la fine del passato secolo , nel quale così spiegavansi ^ dice $ le orientali iscrizioni in Rq« ma • Ma noi ora abbiamo dimostrato con quali mezzi e con quanta novità si siano in Roma spiegate quelle medesime iscrizioni nel presente secolo ed anno • È stato detto sin qui ciò che si tolse da altri libri senza citarli • Segue che più brevemente si esamini il peso di alcune asserzioni del Lanci • I . Non può in verun modo sostenersi che nella figura da lui posta nel rame degli alfabeti n. i» sijano quattro padelle con fuoco Tuna ali* altra sovrapposta , ciò che è contro ogni uso ragionevole • Quella figura poi « che si dice presa dal papiro di Capranesi , h stata studiosamente alterata dal L. che la copiò : e s* in- vitano tutti a vedere quel papiro , dove non è possibile- di trovare . altro fuori che la consueta figur^ che si suole dbe nilometro : delle padelle non vi b idea ; ma quel fusto sale lUl solito modo ^ senza punto confi>rmarsi in quel preciso modo di padelle che ha finto il L* ; ed è attraversato dai consueti gradi • Un nilometro si vede anche in questo nostro volume tav. L coL 3* « e se ne paiia nella notizia p»7t Oy*è qui la fiamma? dove le padelle? Né già quello di Capranesi è difforme • Ma poi la controversia è decisa afiatto contro il L. da un altro nilometro nel quadro Vili, de papiri vaticani « che ogni uomo pofrk osservare # Se in ciò dunque si è commesso dal L> certissimo errore ^ qual fiducia avremo in quegli ignoti caratteri che p. i3i. ci dice essersi da luì ve- duti in certi portafogli stranieri? lì^m etiam Aethiopes vocerOur argentei. a- Sopra ciascun grado del detto nilometro di Capranesi è segnata una cifra che anche il L» sembra avere espressa Conia figura di una quasi q corsiva • Nega poi il L. p* g6. che queste siano cifre numeriche « Ma deve esso sapere , che nella mummia illustrata dal cav. s» Quintino p. 34« tav« 2. colon, quarta « ap- punto questa cifra q significa quattro s la quale essendo triplicata nel nostro nilometro , ci darebbe il grado XII « in cui presso Lt p* 97* pone Plinio lo V 4- 48 stato minimo della inondazione del Nilo • Ma in questa mcertesza io non fo ve» run fondamento ; e sono pago di negare al tatto la figura delle padelle di Ca- pranesi • 3. Dice L. p. qS. che noi mterrogatì cosa significlii il suo secondo disegna lùlometrico , risponderemo che b un nil(«ietra noa Ben figurato » Ma nò signo- re t rispondo io ; che anzi questo secondo h la vera figura del cosi detto ni- lometro; ma il primo disegno di L« sona le ialse padelle di Capraaesi • Innanzi poi di negare i nilometri , ossia loro figura ^ sark uopo leggere ciò die dotta- mente dispuU Q lablonski panth» T. IL p«a36« segg« | e del culto che gli si prestava ; e ciò che pia ampiamente si scrive nella nuova grande opera sopra r Egitto in parecchie dissertazioni » 4* Abbiamo fermamente n^ato le padelle di Capranesi » Perciò quand'anche la figura volgarmente detta nilometro volesse» come pensarono alcuni prima di L. , riguardarsi come un^ora « neghiamo che dd>ba dirsi proj^iamente nib escara uè triescara n% tetresoara . U escara noa \ altro che un braciere concavo con carboni accesi posto in terra e non in alto s Tara sollevata non ^ detta escara , ma homos . Ecco la piò decisa autorità di antichi autori nel lessico di Fozio P« 33 , stampato finahnente daU* Hermann nel i8o8» — ir)(&fA ii hti yìi% irrU^ CTfùyyuX^uf^t • o «W Cùàfiii ri if t^i irrì yrfU ^vrlay oUoJ^^pif** : eschara estjòcus rotonda figura praedUus » homi positus • Bomos autem est quaedam suolata structura ab peragendum ibi sacrum . E di nuovo t i^^f^ ^nrì mlKut&cu AvkoS^oc xaì 'Af^iM^ioi rìif i^ìi ìxfivnLf t'^of y oM * hrì ynt IJ^^vf/Amf ti Koi/oif • escharam aiunt Lycurgus et Ammonius appeliari illam quae in akum non extoUitur ^ sed humi iacet et concava est. E subito dopo i^ofoi mjfU , ÌtUo^ovì iv^f&xioi : escharae igneae , sunt prunae humi posUae • Questa definizione h confermata da Eustazio ed. rom. T. Ili» p. i564» i575. igSg . N^ gioverebbe qui ricorrere a un senso traslato , dove si deve ragionare con proprietà • f • $• Mi sembra alquanto strana V opinione di L. p. 97 , che le sopradette are si portassero al collo dai divoti, specialmente quadruplicate (cioè le tetre- scare di cui dicemmo ) • Al contrario 1 circa la venerazione e gestazione presso gli E^i del cubito nilometrico può vedersi il lablonski panth. T. II. p. a4i • Vedo anche affermarsi dal L. pag. 100. che la così detta croce ansata , che ten- gono ^a mano sulle ginocchia i numi , sia piò tosto il contomo di un* ara di un tripode * Adunque i mortali in Egitto portavano un* ara 1 e gV immortali so* 49 lamente un contorno d*essa. Uidea ^ nnovi • Ma quali tesdmonianze ^ dicot più certe intorno a questa croce geroglifica , di quelle di Socrate lib. V. 17. e di Sosomeno lib. VIL i5 1 i quali ci attestano che si vedevano tali croci scol- pite nel tempio di Serapide in Alessandria « e cke i periti £^i le spiega- rono come segno della vUaJutura ? 6. alfabeto fenicio di Carpentras • Non mi sembra che con tanta impor- tanza dovesse ingrandirsi dal L. questo alfabeto ^ poiché non sono che lievi aberrazioni di mano mal ferma e incostante le dne beth ^ le due ^ , le due lamed « le tre iod , le due mem ^ le due ain ^ le dne rese t le due scin , le due iau • Che tali xniousie possano anzi trascurarsi ^ lo ha saviamente detto il Barthelemjf T« XXYL p. 584 • Non doveva poi L. convertire sempre la da^ leth di Bar^hd^my in rese % né mai la min in daleth ; non essendo possìbile che la forma della foin si tiri con probabilità a rappresentare la daleth : né ciò era neoes^r^o alla interpretaq^one ^ come poi dimostreremo neli* esame er- meneutico .: ed allora negheremo altresì la conversione della h^ in tsade • 7. Per quella parte .di alfabeto Jfenicio^ che L* dnamà de^m^numenti inediti , sarebbe stata utile cosa chjs da Jlui si fossjuro leopsultaSi % tanti fenici alfabeti da tan- to tempo esisteva ^ come jn FouQuont ;acad« Corton. T» IH. p» 90. 93 ; Sphanheim de praest. T. L p.8o; JtfojUfavcon palaeogr.p. ;a3; Mauini tratL dipi. T. L p. 654; GhishuJI iantàq. As. p. ^4; Bayero kngna de los Fem p. 375 ; Swin- ton transact T. LIV^ jiav« aa. Barjdiélemy acad. XXX. p» 4^ f Mionnet me- dail. T« VII. tav. 19. ai. a3. a6. ag. 30) e suo suppU T« L tav. 5. (oltre Tultimo al&b$$o di 4]Mrblad ) .: ^d anche i due punici presso Hamaker ; sapen-- do noi alt]:oQdc quando jiievemenite la lingua e i caratteri pumd differiscano dai fenici ; poiché sono di un medesimo popolo ^ ì cui nomi stesn Poeni e Phoe-^ ni y Poenices e Phoeffices si copfogidono m^ sciittì moonmepti^ E ^ovava t credo « anche vedere le iscijaioni fenide di Cipro del Pococke descript, of the east T. ][I. p. ai 3. tav. 33. , i varii lavori fenici 4i Akerblad^ la spiegazione della fenicovcagUfxjese Upide fatta dal dv Berii»fdo de glossi ( antoL ronu 1 774 ) • In questi alfabeti moninnenti .avrebbe certo il L* osservate pressoché tutte quelle forme che d vuole presentare ,come inedite e ivi Xfdeph^ la A^ , la iod % la lamed , la scin , la tatt .• So che alcuni di que* più .anti<^ .al&beti non fu- rono creduti abbastanza jeritid ; ma qualora essi da movimenti posteriormente osservati ricevano con£ennazione ^ ;é forza di rispettar}! .« ^ell* alfabeto poi de^ monumenti editi le due corna della dàkth | flin « rese % le quali sono diver- 5o . genti nel Barthélcmy ed altresì nel Fococke ^ si fanno ^ non so perchi; , con* vergenti presso il L. 8. Nega il L. p» il. die alcuna donna sia capace di conservare il secreto; ma poi la lode del conservato secreto e data da lui stesso alla sua Teba con profusione p* 7 1 • Qui 1^ Ariosto direbbe : O degli uomini inferma e débil mente 9 Cow^ Siam presti a variar pensiero ! 9. Nega anche il L. in questo luogo il senso /;ura di nDJì ; non sembrando- gli che donna possa essere tale al cospetto della divinità • Ma per poter negare tal senso ( clie b rettissimo ) nella iscrizione « converrebbe almeno che anche l'autore fenicio avesse pensato bizzarramente come il L. L. p. 12. IO. Non accorda il L. a Barthélemy la trasposizione di dio Osiri (udite scru- polo ! ) invece di Osiri dio i ed esso poi pretendendo p» aa* di tradurre ad litteram , ci regala del suo un intiero perciocché • La trave invece della pa-^ gliuzza • P- i3. II. Deride con molta siiperiorita il L. quel dotto ed ottimo domenicano Fa- bricy , del quale qualunque sia stato il metodo di far libri , è nondimeno evidente li dottrina vastissima congiunta a pari modestia e lealtà • Ecco però il primo ca- po di accusa contro di lui : sen^ia cambiamento di lettere e di parole feni^ eie 9 inflette per dUra persona i verbi . Con ciò il L. intende dire che aven- do il Barthélemy tradotto per terza persona il verbo nTsy vh fC a point marmare , et T albro H1&M mS n^ a point resele ; il Fabricy al contrario tra- dusse non declinasti , non detexisti • Ma per Anchialo direbbe un Ebreo , per chi sta la ragione ? Non sono quelle terminazióni della seconda persona fem- minile del tempo perfetto? e non si parla qui iìjbmina? £ Sanu VI. 22. m&M non e forse locata es ? Qual lettera dovea dunque cangiare il Fabricy ? E quantunque la cosa fosse evidente ( non dirò solo per li pedagoghi , ma per li scolaretti , trattandosi di una concordanza , e della seconda riga del verbo pakad ebraico 9 il cui paradigma equivale neir uso a quello del latino amas amai ) non ha ciò nulla ostante il buon Fabricy giustificata a p* 62. la sua tra» duzione in seconda persona ? e non ha detto ivi pure che non si vuole qui ricor* rere nb meno al caldeo siriaco per difendere il Barth^emy ? V Hamaker ^ senza aver letto né conosciuto il libro di Fabricy « dice ugualmente che qui il verbo deve intendersi in seconda persona • La disputa h fanciullesca ; ma non dovevano nh meno i dottori mostrare d' ignorarla • 5i 12. Si è persuaso il L. che dopo 11 Barlliclemy ninno più abbia illustrata la fc- l. p. i4 nicia iscrizione di Garpentras • Sappia però che V Hamakèr ne* suoi monumen- ti punici stampati Tanno 1823. impiega un capitolo intiero a dichiarare nuo- vamente quella iscrizione ; ed oltre la sua traduzione 9 ne riporta ed esamina grammaticabnente una anteriore del Kopp , che nega essere fenicia V iscrizio- ne 9 pretendendo che sia aramèa.Il libro'deir Ha mailer h in Roma già da due anni , sia che il L. trovi qui le cose in corso o no ; sopra il che 9 e sopra tanti altri detti suoi , hon si può fare fondaniento che vaglia • 1 3. Non è propriamente vera V asserzione di L« che Barthelemy si sia arre- p* ^ 7- stato a due terzi della traduzione della epigrafe • Egli T. XXXII. p. 729. in not. spiega altre tre parole , delle poche che avea tralasciate : la >on era , ed * è, d* incerta lettura : eie altre due sole rimanenti con altrettante preposizioni, lasciò travedere nella nota il Barthelemy cosa siano , con la lettura che ne fat-« ta . La lacuna delle ultime due lasciata dal Barth^emy , noi mostreremo in ap- presso che ancora resta dopo il L. • 14. Tutto ciò che qui si scrive dal L. intomo alla etimologia di Tebà^ e di P- '9* Techazi , per insinuare che quella fu profetessa , e questi veggente profeta » non mi sembra esigere confutazione da chi non ama questioni oziose • V. p. 53* i5. Dice il L* che la ta della voce nb/1 può daghesciarsi no ; che daghesciata P* ^^- ha un senso opportuno a sapersi dal volgo ; ma non daghesciata ne ha un altro pc' soli sacerdoti • La dottrina del daghesc sarebbe trita • Ma qui la disgra- zia è 9 che là D sta sul sasso publicameine non dagliesciata « ^tta però a da- ghesciarsi ; e quindi potb ognuno pronunciarvi o no il daghesc ; il che facen- dosi ad arbitrio, tanto il volgo poteva conoscere il senso sacerdotale, quanto rssR^erdoti quello del volgo ; e T arcano era tradito • i6. È anzi lodevole Sante Pagnini ; il quale in Isaia LVIIL 1 1 • ha tra- p. Sg. dotto in siccitatibus la parola fltnxnXA . Tal senso sta ottimamente , poiché ivi si dice ali* uomo ricco : ^e tu sarai pietoso verso il poverello famelico , anche Iddio sazierà te ih tempo di siccità ( equivalente a carestia ) ; e tu sac- rai come un giardino bene inaiato 9 e come una sorgiva di acque che mai non mancano . Né meno la parafrasi caldaica ha tralasciato questo senso , scri- vendo nniixa • E quanto al genuino senso di aridità del vocabolo rfìnt , gli esempi biblici sono noti . Qui poi il L. copiò dal Castel [PJaltra radice araba . 17* Non è buona conseguenza che la tal forma sia una p?ie fenicia , perché p* <7- ì simile alla forma della pi greca • Intorno a questo fallace canone reciteremo vèrso il fine del nostro esame un testo opportuno di Barthdemy • Ed oltre ciò chi ho già detto a p* 37 i veggasi un^ altra forma di phe fenicia 9 diversa affatto dalla lanciana , pesso Fourmont in una iscrizione di Malta acad. Corion. T. VII. p* 93 « £d io sono sempre piii convinto che il L. cpu s^inganna volendo dare il valore di phe a ciò che Barthélemy intende tau ; già che osservo che anche Bernardo de^ Rossi spiega tau quella 3tessa forma nella lapide fenicoi^a- gUarese • L. p. 5i. i8. Dice L. che. la tsade di Garpentras (lettera sognata ^ come pd dimo- streremo ) è la sola che potè esser ^oadre della samaritana tsade . Ma se ( p. ia8) le forme di Garpentras sono madri delle assirie « come prt s\ afferma che una di (juelle bx madre di una samaritana ? Giò avvenne in prima nozze f p. 53. ig. Mi sembra presso che inutile la ricerca ( che fu di disperato riuscimea- to ) di un nome propriamente fenicio di Osiri , gik che i monumenti certi feni« ci ci danno V 'HDìfN ovvero ^Dtt • £ molto meno dovea questo investigarsi in una leggenda la più trita e insieme più controversa del mondo 9 quaT è quel- la delle medaglie maltesi • p. 53. ^0* ^on h certamente manlCesto ^che il capo di ariete sulla medaglia di Mal<« ta signiiSchi Ammone ; benché il L. tacitamente ciò prenda dalla Malta di mon- signor Bres p. 172 ; e questi dal Venuti acad. Gorjton. T. !• p. 38 • In quan- te svariate medaglie quel capo ))estiale ^ iUtContri e con jqijMmti significati 9 bi- sogna impararlo da* numisn^tici « e consijiltare almeno jU ^asl^e .• fili autichi persino a' pro^ontorii ^ dissero f^^iov ftirmirpif » Vedasi .anche la Malta del Bresp. 173 , dal quale autore il L. ha copiato apjpuj;itino le svtfi tre jmjedaglie: benchb poi mi .accorgo che anehe il Bres le ha copiate, del Veduti loc« cit»^; co- me altresì ho veduto in ^tri jqnella citazione d^ir Agostini che è presso il h. p. 55. ai. E quanto alle epigrafe trigramma , lungi dal consenj^re con L. , io anzi non ardirei scostaimi dalla antica spiegazione del Foumotont acad. J&anc. T. IX pag. t6a. ^ che vi lesse Afa/^a « ]Li dlQieoltk era nel dare alla prima lettera la forza di mem ; ma poiché il predetto letterato ci assicura fche in più con- dici ebraici ^africani .e in altri scritti , e pressamente nella iscrizione fenicia di Malta acad. Gorton. T* VII. p. 92 , vidde quella forma con significato di mem ( e sopra tal fede V ammettono come mem tiria i Maurini nel sopracitato aUa« beto) ; e poiché 9 ciò che più pesa^ jì gran Bay ero .ci dk nel suo alfabeto fe^ nicio quella forma di mem , trovata ne^ monumenti ispano^fenici ; e poiché qualclie altra consimile medaglia maltese ha la leggenda MiP^rtuaf ( Melitene k 53 sium ) ; e poiché h comunissimo in numismatica di leggere sulle medaglie il nome del popolo autore di esse ; sembra miglior consiglio il credere che ye- ramente quel tri^^amma sia il nome del popolo Maltese : molto pia che il Venuti tom* du p. ì^o. ci avverte che in ogni medaglia che scavasi in Malta s" incontra questo trigramma • N^ già il detto trigramma h solamente sulla medaglia che ha il capo di ariete , ma presso il Bres ( per tacere altri ) è in quella eziandia del loto o campanello ^ ed in quella del trìpode , del cui tipo un* altra ha appunto la leggenda MfAirctc » quasi traduzione del fenicio tri» gramma s e sono ben noti i tanti bilingui nimuni • Ma se per avventura potesse ivi lecersi ^l ^ sarebbe perciò Osiri T già die Eleleo fu detto non solamente Bacco ( r Osiri egizio ) ma anche ApoUo • E Bayero p. 349* reca V opinione accreditata presso molti , che in quel trigramma debba intendersi la dea Ura-^ nia y come più so[m dicemmo • La questione adunque dopo la dicerìa di L. non mutò d* aspetto « Quel dire poi che il trigramma suona ariete dìo t mal* grado che a ciò esprimere si richieda il pentagramma ^mVw , sempre più di- mostra che si è iabricato sopra V arena • 22. Non è buon raziocinio il conchiudere che il mcmumento di Garpentras fu L. p* 67* scritto in E^tto , dappoiché il nome di Osiri non vi b tradotto in fenicio : al» trimenti anche V elegia di Tibullo che ammette intatto il nome di Osiri , sen- za volgerlo in nome romano , sembrerebbe scrìtta in Egitto • Inoltre T iscrìzio- ne fenico-maltese presso ALerblad lett. a S. £# Italinski p* 1 1 , non ha forse Osiri ugualmente non tradotto in fenicio ì a 3. Segue presso L« V insussistente discorso sul Teóhaù padre di Tehà ; in- p* 6S. ^ sussistente dico , perchè i. questa persona più tosto era donna detta Tachui ^ madre^ Tebà t come poi dimostreremo • 2. perchè quand'anche il nome fosse stato Techazi , e ciò suonasse veggente in Giudea e in Arabia ^ era egli perciò profeta come si pretende di asserìre ì Essendo i nomi orientali sempre significativi, sarebbe buon raziocinio il conchiudere , die ogni uomo fu quella cosa che il di lui nome significava P Gon questo sensato canone si aumenterebbe fadlmeùte la biografia • Gon uguale fondamento si prosegue a dire che presso i Fenici v* era- no i Techazin , e che tale famiglia era antica e nobile ( la notizia sarà trat» ta dagli arcliivi di Tiro) , e che Tehà era forse figliuola unica , e che il padre la iniziò al vaticinio , che la sollevò al sacerdozio , e eh* essa passò per tanti gradi , quanti non ne percorre una moderna suora % anzi una mistica ben 54 sublime; i quali gradi pero si percorrevano solo in parte da* sacerdoti virili ; con quello che non si sa ; e via cosi sino a p. 73* 34- Aggiungo I che mi sembra vano assunto ( contro quella manifesta auto- rità di Erodoto IL 35. ) il sostenere che in Egitto v* avessero sacerdotesse ; poiché I. Il vocabolo MtmW non lo significa : e quindi giova contenersi alme- no nel senso addottato dal Barthdemy e seguito dal Fabricy « che fosse una Camilla , una diaconessa ; che sembra altresì il modo unico di conciliare seco stesso Erodoto II. 35. 54* d* Perchè V ara con offerte si vede quasi in ogni papiro fimebre senza che V anima di uomo o di donna ivi supplicante denoti sacerdote • 3. Perchè tutto il discorso de* gradi anzi voti religiosi per cui pas- sò Tebk è fantastico . 4t Perchè Tabito non è dimostrato sacerdotale ; ed è ridi* cola la scappatola di L. « che sempre intento a caratterizzare la sua falsa sacerdo- tessa y ed accorgendosi che le manca la mitra ^ dice che se la sarà tratta per ri- verenza del nume . E rimaneva altresì a dimostrare t che u% aacerdotessa egi- zia dovesse portare la zazzera e la mitra ; poiché i sacerdoti di quel paese an* davano in zucca rasa . ( Plut de Is. ed% Reisk. Tf VII. p. 389 ) * ^ V^^ stione potrà recarsi innanzi al tribunale de* cerimonieri • j p. 88. a5. Anche tutto il discorso sopra le pretese sette degli imbacuccati in Egit- to , proviene da in^ienza de* simboli egizi e della loro teologia , ed è vano z benché ridea « tal quale è , non vuoisi avere per nuova t essendo accennata dal B4rtbélemy T* XX-XII. p. 735 , quantunque il L. non lo citi • Il cav.ChampoUion ha già dottamente dichiarato chi siano costoro con teste di sparviere e di scia- cai ( catalog. p. 1 3 ) ; come anche ha detto ( lett. a Z« ) che sono più tosto Dee le due donne « che il L. p. 86. manda qui a recare acqua e gonuna per le fasce • 26. n li* p» 83» nego al Barthelemy che Tara indicasse ruflUcio di sacerdotessa ; n^a poi pag. 91. c^U stesso ciò afferma • Ora se qui V ara qon sigqifica, come pretende il L. , uoa oblazione ad Osiri di Tebk morta 9 ma è più tosto indiziQ di sacerdotessa; diren^o noi che ne* papiri e steli tutt^ le aninie con ara davanti ad Osiri sono sacerdotali f P* 9'* 37. È ovvia ne* papiri steli la scena Osiri sedente % V ara con offerte in mezzo t dirimpetto 1* anima supplichevole con braccia alzate • Cosi appunto an« che nel sasso 4i Carpentras * Afa il L. nega cl^e iyi presente sia 1* ara men- sa , e con la sua fimtasia la rispinge tanto lungi ^ cbe nemmeno il Dio la vede « al- la quale Osiri non è intento . E perphè ciò ? ^ in atto di beatificare la sa^ cerdotessa • Qui non cape senso comune • 55 I 28. I quattro candelabri sull* ara sono al L. sinonimi di quattro are . Abbia- ' ^' ^'' Tìio dunque are sopra are : benchfe ciò stesso , errore o no che sia , h copiato dal Barthéleray T. XXXII. p. 782 . È anche inaspettato la dottrina di L. che i candelabri in Egitto fossero di marmo ; e che perciò il vero Dio ordinasse a Mosè di costruire il lucerniere d* oro , a fine di svergognare la viltà de* can- delabri d' Egitto . Certo 1* essere di marmo pietra il monumento di Carpen- Iras con effigiati candelabri , non dimostra credo io che si usassero in Egitto candelabri di marmo • 29, Si affanna il L. a volerci persuadere che il nnB3 cafetor significa come P- "<>• disco • La conseguenza è , che Dio non avrebbe ordinato di fare un disco , ma come un disco : e così Tidea di quell^oscurissimo vocabolo , intorno a cui molti dotti si travagliarono , invece di farsi chiara diventa più oscura • ( Chi vuole istruirsi , non trascuri di Uggere ne meno i supplimenti di Michaelis a' lesbici cbr» p. i336) • Invece poi di disprezzare inutilmente il candelabro dell* arco di Tito , meglio sarebbe stato . dirci eruditamente il giudizio che ne da Giu- seppe beli. iud. VII. 5 , cioè che quella propriamente non h la vera forma del candelabro giudaico , ma che fu ivi notabilmente alterata dall* imperito ar- tista , appunto in quella guisa in cui ora si vede • Conchiude poi il Lanci p« III. che avendo esso gik dichiarato quasi per un ultimatum e ad eviden- za r inesplicabile nnfi^ 9 ed altre cose analoghe 9 potranno d'ora innanzi gli artisti dietro i suoi dettami efiigiare finalmente con tutta verità T ebraico can- delabro . - Ma in somma , chiederà forse taluno , cosa e' insegnò qui il Lanci ? che il ItìàS fu detto da altri spkaenula ( non sfaerula come taéo scrive ) , e clf egli lo dice disco , anzi come disco . Óra si dimanda , questo disco fe piatto sferico ? Se piatto , come dunque ci dice il L. che secondò V arabo ( cioè se- conda il lessico del Castel T. IL p. 3107. perocché quivi , e non altrove si at- tinge ) è simile al disco del sole , che pure è sferico ? Se poi il disco b sferico » sta bene là traduzione sphaerula . Come inoltre ammonirci di fare il caldelabro , che già fe fatto ? Ecco che nella volgata fe scjrphus quasi in modum nucis ; sopra esso sphaerula:, quindi un germoglio^ lilium. Il Lanci comanda una padella ( sempre sta nella idea delle padelle di Capranesi ) cui per non la- sciare scoperta soprappone il disco come coperchio ( accessit dignum patellae operculum , secondo il proverbio di s. Girolamo ) e sopra il disco mette un ger- m^glio . Qual difierenza h qui ? Ma per finire tante frottole , vedasi il candelabro^ non solo nel Saurin e in altre incisioni splendide 9 ma ne}le comunissime del com« 9 56 mento ed anche del lessico biblico di Calmet ; e si conoscerà che nulla più ri- maneva a fare , perocché ivi h il calicetto , sopra esso il disco » quindi il germoglio \ che serve insieme di calicetto per lo seguente gruppo. L.p.ii3. 3o. Il Barthcflemy vidde nell'ara un chevreuil {capretto) e non lo disse scorticato . Comprovò il parere suo Barthelemy p, 733 , con un esempio di Eliano nat. anim. X. a 3. che ci narra il sacrifizio di capri presso i Coptesi in Egitto • Ma L. traduce uno scorticato agnello • È dunque infedele la tradu- zione , ( come pag. 80. L. traduce roseo U rougeatre di Barth^emy ) . Ma qui V* è di peggio che si farebbe dire a Barth^emy un grosso errore in erudi* zione ; gik che carne di agnello non poteva in Egitto ofrirsi da una sacerdotes* sa , e non poteva esser tale il pasto de* sacerdoti ( di cui parla L« p. 113 ) poi- ché Plutarco de Is» et Os» p« 389. ci avvisa che tal cibo aborrivano i sacrificanti di. Egitto: ed anche uno de* miei palinsesti (letto in Verona) de* quali parlerò più sotto col L. , così mi dice ad Virg. aen. II. 7 1 4 ^ agnae hostia ; quod victimae genus adeo a cultu Isidis alienum est 9 lU qui sacra eius cele-* brant , agnina carne penitus semet abstineant r p. 1,5. 3i. Non è credibile che la persona a fianco di Osiri sia il genio femina di Tebà ; che in tal caso dovrebbe più tosto essere a fianco della sua cliente • Ab- biasi dunque f secondo la comune sentenza, che ^ anche di Barthelemy p. 730, per una Iside • Come debba poi ristorarsene la testa con i suoi ornati , e tutto ciò che manca nel sasso di Carpentras , b dimostrato evidentemente anche dagli steli posseduti dal sig. consigliere Kestner , dove questa Dea sta appunto dietro al sedente Osiri , al cui cospetto è Tanima supplichevole ; con V ara cmca di of« ferte 9 tra cui vedesi Toca morta ed altre vivande , come nell*ara di Carpentras. uè. 33. Già il cav. Champollion ha fatto le convenevoli osservazioni sulle mani di Tebk y che L* ha preteso finire in fiamme t la quale assurdità è condannata non dirò soltanto dalle varie incisioni di quel piccolo sasso di Carpentras 9 ma da tutti i monumenti egizi , e fin dagU steli del sig. Marcellin veduti da L. y che diede sommo peso a tale circostanza del diletto della fiamma 9 fino a posporle la rep. di Cicerone ! Volere poi p. 1 18« introdurre nella religione di Egitto le Vestali , con V argomento solo di due mani « di cui la piccola curvatura si è irragionevolmente creduta fiamma in un sasso corroso mal dipinto ; invece di diradare questa lieve oscurità con infiniti altri monumenti chiarissimi , è para*» dosso maggiore d* ogni aspettazione • Oltrecchb per trasportare ali* Egitto la parità , bisognerebbe almeno che le Vestali romane ci si offrissero ne* monu-- 57 memi con le dita aesiacnli in fiammt ; come reggiamo finire in frondi le suo- re di Fetonte e la Dafne • 33. Essendosi L- impegnato a cangiare le staffile di Osiri in aspersorio (per- L.p. laa che altrimenti , dice » Osiri sarebbe in atto di frustare la sua sacerdotessa ) tro- vasi poi imbarazzato in vedere che vi manca il secchietto ^ in cui intingere V as- persorio . Ma tosto si ^ae d* impaccio , dicendo che Osiri non ha bisogno di materia aspergente , poiché il fluido vivificante parte per movimento di volontà e passa nell* aspersorio . Quando si fanno seriamente tali raziocinii « bisogna raccomandarsi a benedizioni migliori di quelle di Oriri • £ poi un Camillo di sa* grestia ci direbbe , che dove manca il secchietto , h inutile V aspersorio • Né io seguirò L. dove tenta d' indovinare la materia del supposto aspersorio , e il nu- mero delle sue Uste , con V analojgo loro significato : né p« 74« dove parla della doppia benedizione di Osiri ^ prima e finale : e poi del vino che h nettare insie- me ed ambrosia , che anche fa le veci dell* acqua , e che persino unge is nh p. 70^ sino a 78. e 91. e segg. dove sono tante e tanto futili fantasie, che in leg- gerle scappa il ridere : per es. p. 1 o5 ^ dove tre pani sono in luogo di tre are ; e p. 114, dove un liquore è di prosperità , e 1* altro di propiziazione; e p. lao % che Tebà intuonava certamente inni , e che dava magnare a* polli e ad altre bestie superstiziose; e p. 13 1. perché Osiri abbia Taspersorio (ossia staffile) più tosto nella destra che nella sinistra ecc. ovou irÓKdi % e cose sine tahìdis et sine testibus . Udiamo Akerblad in fine della lettera a S, £. Italinski; e* est cette manie de toni dire , qui a un peu décrédité le metier dC antiquaire aux jreux des gens du monde , qui trouvent risihle cette haute importan- ce , que nous attachons à des objets souventfort peu interessans . 34. Dice L. che Teta del cippo quadrato palmireno del Campidoglio é riporta- p. ,a6. ta dagli archeologi al principio del secondo secolo cristiano , ma che forse é più recente • Aggiunge che dunque le lettere palmirene scritte in esso sono le più an- tiche che si conoscano /Sin qui le congetture supponiamo per un istante che si reg- gano • Ma non vale già la conclusione che come infallibile ne trae L« , cioè che Torigine delle lettere assirie , nate come dice dalle palmirene 9 cominci la sua epo- ca dal secondo terzo secolo • Per non vacillare in logica , bisognerebbe prima esser certi che palmirene iscrizioni più antiche non vi siano mai state ( e qui ri- cordiamci che Palmira e città salomonica ) ; e di più bisognerebbe sapere , se le lettere assirie siene nate subito dalle palmirene , p molto tempo dopo . Noè non cominciò a procreare se non forse nell* anno 5oo« della sua età • A me poi 58 non cale di contradire alla opinione sopradelta intorno alla età di quella pai- mirena capitolina. Osservo però che presso Swiaton transaz. compend. T. XVII. p. i6i. una palmirena h dell'anno di Cristo i36 ; al qual anno ed anche più sot- to non so come non si possa trarre il cippo del Campidoglio che non ha data . Che se le lettere di quella palmirena pajono piii recenti dell* altra dd a35 , me- glio sarà conchiudcre che Y iscrizione swintoniana è ben più antica della palmi- rena capitolina senza data ; qualunque sia il vago giudizio degli archeologi in- torno al merito della scultura , che in Palmira o altrpve potè ben essere non infelice eziandio nel terzo secolo . L. p. i3o. 35. Poco è da fidarsi nell' argomento di somiglianza con le assirie , ossia ebree volgari , per decidere dell' età delle fenicie di Carpenlras . Si vedrà dal confronto degli alfabeti che anche le lettere di altre fenicie scritture si acco- stano ora SI ora no alle assirie , quaà come quelle di Carpentras . Chi entra nel labirinto di queste infinite osservazioni paleografiche , non ne uscirà col filo di Arianna . Per esempio se (L- p. 127.) le assirie conùnciano nel secondo terzo se- colo , come mai passarono allora dalla Fenicia in Assiria come si dice p. laS ? Assirie volgarmente si appellano come recate fossero d' Assiria da Esdra ; il che negandosi , SCTubra assurdo il dire che sono assirie , e molto più che di Fe- nicia sicno passate in Assiria , poictò in tal caso sarebbero fenicie e non as- sirie . Poco poi vale l' osservazione degli intervalli delle parole , quand' anche fossero veri , a fare regola per l' età . GU Ebrei fin presso a' nostri di scrUse- ro quasi senza intervalli . Nb già l' epoca dell' araba calligrafia ( qualunque es- sa sia ) che si adduce in esempio , per se trae seco quella dell'ebraica . p. n,. 36. Afferma L. che tutti gli uomini acconsentiranno ad avere i Fenici per mae- stri del mondo. Non credo io già possibile ul consenso. Abramo era fenicio? E gU Egizi , che sono uomini , vi consentono ? Il loro Tot ei?a senza alcuna controversia fenicio ? r >3o. 37. Gli argomenti con cui si pretende dimostrare che il sasso di Carpentras h egizio , non persuadono . Poichb i. Donne nerastre sono in altri paesi del mondo, arabe , puniche , zingane ecc. 2. Le imbalsamazioni erario in uso anche fuori dell' Egitto . 3. Il culto di Osiri , e d' altri Dei egizi era propagato in Palesti- na , in Italia , nelle isole ecc. Il Bres lib. II. 7. dottamente dimostra che le de- vinità egizie erano comuni a' Fenici . 4. La scrittura fenicia denoU più tosto che il sasso fu scritto in paese di quella lingua s bcndife nemmeno quesU h ragione de- finitiva , avendo noi in Roma iscrizioni etiopiche , armene ecc. qui fatte da indi- 59 vìdui di quelle nazioni • Meglio era dunque lasciare indecisa questa insolubile controversia dietro Y avviso prudente di Barthdemy . ' 38. È affatto alieno dal vero che il monumento di Carpentras sia il solo die l"P*.i3>* ci faccia conoscere una parte del funebre cerimoniale , per le preci che sopra alcuni morti facevansi . I papiri e gli steli ( qui L. si è scordato quelli del sig* Marcellin ) sono pieni di simili rappresentazioni e di preci : onde h falsissimo il detto di L. che tal cosa non si fosse anco imparata da chi si occupa di ca- se egizie • m. Or eccoci alla terza parte dell' esame , che consisterà in un breve com- mento alle variazioni che il L. ha fatte nella iscrizione fenicia e sua traduzione dopo il Barthdemy ed il Fabricy ; già che gli si può accordare che abbia igno-* rate le illustrazioni recenti di Kopp e di Uamaker ; escluso però il diritto di credere che in Roma non si conoscessero questi libri» bartuél£mt 8 765 4Sa t »r\h» now n Hratty mwì ma «an :^^^ i8 17 16 i5 i4 i3 19 II IO 9 man nS Bf»« n «3! may n"j v^m oyn |o a6 25 34 33 33 31 30 19 now onp |0 nn nsnn »-»oiii onp non 33 3a 3i 3o 39 38 37 ' ' * mn V3ì w oj nnhì Mn (np) ^ip pa Copia del Lanci • 876 54331 • • . km-Sk j noìH n Kwart nnn nia «an nana '8 17 16 i5 14 i3 13 II IO 9 non nìDH «b t b^^m n »13? may »S t v^m oynan 37 36 35 34 33 33 31 30 19 »nx |»D } HDiM onx Iti nn na»na t no»» onx 34 33 33 3i 3o 39 38 ohv nrò n»Dn pa» t »nyw nnSi w 6o I. Parola quaHa . Non ^ necessario , e non yi k diritto , di cangiare il nome di Tachui in T^chaù fj perocché la sostituzione deUa | alla i non fu dimostrata : ed altronde le due forme sono assai simili nell' alfabeto ; e giova più credere a BartlMacmy , a Fabricy a Kopp, e ad «amaker , che in ciò sono concordi . Anzi io francamente e senza alcun dubio affermo che Tacimi è nome di donna , madre di Tebà : perocché appunto un* altra Tachui é la madre del fanciullo , la cui cassa e mummia fu recentemente illustrata dal ph. pav. di s. Quintino conservatore del museo egizio di Torino , deUa cpi iUustraziope Tedi p. 3i. 3a. 36. 38. (i) , e nella tav. a. il detto nome TacJuU in geroglifi- ci . Ed è gii abbastanza noto che sui monumenti egizi si nota quasi sempre il nome della madre del defunto, jùt quasi mai del padre (catalog. vat. p. 4). Dietro a queste riflessioni sempre più ci scappano daUa vista la min di L. , ed il profeta e sacerdote Tediazi , con la sua inutile etimologia ebraica ed araba , e con tutti que- lunghi discorsi dello scopritore di un sì pellegrino personaggio ! a. Parola quinta , Di mW ho gik detto p. 54- È nuova la lettura e spiegazione di Kopp m OD per/edam reddidit quietem . Vedasi l'IIamaker che esamina e non appruova questa novità. Questi poi vuole che Nruon sia sin- onimo di nniO , e quindi spiega rfonamtm 1 3. Parola sesta . Non fe lecito il cangiamento della . ini , e quindi della parola n in n Si vedano gli alfabeti da noi indicati a p. 49. , e specialmente quello di Barthelemy . Non si potrà gik mai dare alla -, una forma totalmente ui\er.a dalla n , poiché queste due forme costantemente si somigliano nell' ebrai- co , nel fenicio , nel samaritano , nel siriaco .'nel palmircno . Erra dunque L trasferendo alla daleth la forma della zain , a dispetto non solo di Barthelemy ' ma de' predetti alfabeti . Non è poi necessario tal cangiamento pè meno per' conseguire U voluto senso ; poiché se H é , come sappiamo , segnacaso caldaico tulli anche dovremmo sapere che questo H nasce appunto da n ossia il , e che' anrendue hanno U medesimo significato; e che 1' una parola può adoperarsi per 1 altra; e che d ovei Caldei scrissero n . i Fenici posero V . E questa si abbia ' *°"" • ^* •' »«"« iscrixioiie torinwe , quanto n«Ua nostra fé- «c«. . /, . y„„/, caratteri don- fatti può suonare la n ebraica . Così qui scrivono no il nome proprio TACtTl i . _ . ■ . 1 1 iv. ^jmi qui scrivono ( ■ ■ u . .; ■ " *'* '**8enda Kopp e Hamaclter Tahui. I Toscani scrivendo CH fc iiicu che ha 1" osp rata fi ».».... -u • j <» •"• «.rivenao t,i» «P'rau n . nostra che .. deve oyyero C. pronnncierebbono nondimeno Tahui. Ci per vcritk certissima . Anche Hamaker difende la »» , e mette il giusto confronto dell' araba t^ con la blesa , che un arabista non doveva dimenticare • La zain fenicia di Garpentras h simile appunto alla parimenti zain fenicia della iscrizio- ne di Malta acad. Gorton. T. III. p. 90. 92. 4« Parola ottava • Non fe lodevole il dividere «n*?» Dio , e farne wrh» non ipsa • Poiché Pepitelo Dio sta ottimamente ( nel senso gentilesco ) aggiunto ad Osiri , come è ne' papiri • Inoltre quel principio di periodo non ipsa non sem- bra naturale • Anzi per interpretare ipsa bisognerebbe che fosse scritto M^n ov* vero Min , ciò che non è ; e di ciò L. fa vana scusa p« a4« Quindi anche V in- terpunzione di L« è viziosa # Il passo de' Proverbi è mal citato dal Lanci , che anche lo intende a rovescio , copiando l'interlineare di Pagnini « Vedane il vero seTiso e lettura nel Rossi Var. con suppL e nelle antiche versioni e moderm critici* 5. Parola nona e decima • Quanto al Oy*l {0 che il L. vuol cangiare in DVVn t dirò 9 che poiché L. p« a5* confessa essere dubbia nel sasso la prima lettera , ^ova stare co' primi editori Rigord ^ Montfaucon , Gaylus , Barth^e- my f che ci hanno data nelle incisioni la forma D • E da ciò consegue che non ha luogo la riunione delle due parole • E perchì» poi dice L* che la radice Oy*| non è assai nota ? Essa h anzi notissima « Che piò ? L. non si k voluto impegnare a renderci ragione di quella J che rimane dopo la cosi detta servile ft 9 secon- do la sua lettura , la quale j non ha qui luogo n^ come radicale 9 né come ser- vile , né come in passivo stato . Si annulli dunque il OV^/1 ^ che non ha dirit- to di esistere* Che importa poi che la voce vh mandi al futuro 9 come diceL. ? quando questa per noi non esiste • E se il futuro si avesse 9 non perciò qui esso passerebbe in preterito secondo l' idiotismo ebraico 9 mancando le forze che ve lo mandino • Né finalmente si tema che il oyi {D riunito produca un maschile 9 poiché non si riunirà gik mai. 6* Parola undecima. Ho gik fa ito osservare che Barthdemy e Fabricy conobbero in V^tt il senso indeterminato di quilibet 9 e che L. non disse qui nulla di suo • Ma ecco che poi che aggiunge del suo la sentenza che t^^M non può significare maritò 9 senza pronome affisso ; al che può ostare almeno V esem* pio biblico de' Numeri cap. V. i5. Io poi veramente credo che qui V^H sia il marito di Teba 9 e che a questa si dia lode nella epigrafe sepolcrale 9 per- ché di lui non disse male , e con lui non ebbe piato : e questa é la lode usi- tata dei conjttgi nelle lapidi , sine querela • Direbbe L. che bisogna provargli che in oriente si usasse parimenti tale formola? eccogli s. Luca cap. L 6. che \ 67 loda i due conjugi ss. Zacaria ed Elisabetta coir ifjt^ifiTrroi 9 sine querela . Che però esistendo ^uì il marito , tutto il discorso di L. intorno alla verginità di Teba mi sembra disperso ali* aria • Ciò posto , la lode che si da a Teba con- sisterebbe semplicemente nel commendarne la concordia col marito , ed il secreto conservato fedelmente delle confidenti dichiarazioni che questi le faceva de*pro- pri pensieri • Sembra duncpie sparire dalla epigrafe anche V idea della maldi- cenza ; ( la (piale al Lanci è piaciuto di scegliere ) : del che quanto sia da go- dere , ogni buono il sa : non essendovi quasi persona più abominevole di chi va avvelenando con pestifere ciance le urbane società ; la quale professione può a diritto cliiamarsi arte del nuocere , e merita che il freno della civile discipli-* na ( L* p* 70. ) anzi il castigo la moderi , non solo nelle femine ma eziandio negli uomini • Contro uno di costoro X\th tf^Vi , uomo di lingua , lanciò s. Gi« rolamo quelle dure ma giuste parole : os harharum et procax et in convicia semper armatum . 7. Parola decima terza . Ho parimenti già detto che L, ha tolto al Pabricy il niay da sostituire al may di Barthelemy ; e ciò senza citazione . ( Quan- do si ritenga may , potrà interpretarsi con Kopp e con Hamakcr ex iracun^ dia nihil contra quempiam ^ ovvero contra maritum ^f ecisti ) . Quanto poi al- ia asserzione di L, che dal verbo lay ecc. risulta qui una bella frase orientale , che leggesi presso lui , e che io non ripeto 9 avrebbe egli dovuto confermarla almeno con un esempio di que^ tanti classici orientali , che p. i38. dice d* esser- si dato a scorrere , quando abbandonò il metodo vecchio d' insegnamento ( qual sia il suo nuovo non cel dice chiaro ) t a un tratto , come le aride ossa pres- so Ezechiele , rianimò nella Sapienza una lingua ( V araba ) per la freddezza de' predecessori quasi al tutto abbandonata . ( S* Invitano qui gli eruditi e curiosi lettori a f correre il ruolo di quc' freddi predecessori di L. nella cato- di a d' arab.o in Sajpienza . E meno ancora loderei V espressione , se cadesse , come sembra , sopra chi fu maestro e fautore di chi la dice ) • 8. Parola decima quarta . Dal Barthelemy fu abbastanza giustificata la parola •D3I , invece della wiSì di L. Ed osservo che le incisioni del Barthelemy e d altri ci danno sufficientemente a vedere una samech ; la cui forma almeno approssimativa esiste negli alfabeti fenici . Della I da ritenersi in luogo del- la | , gik dissi . Qui poi ha luogo mirabilmente Tidiotismo ebraico tanto usitato ne'salmi e ne' libri sapienziali , di ripetere cioè nel seguente emisticliio con diver- se parole la sentenza del primo . Dice in tale supposto l'epigrafe che a detrazione C3 contro alcuno ( o contro il marito ) non trascorresti , né cose scerete di per* sona ri\felasti . Cosa secreta s^ intenderà qui la colpa come nel salmo XVIIL ( ebr. XIX. ) xZ.ab occultis mais manda me • Si rigetta dunque la lettura e la traduzione del L« . £ quando per caso impossibile si comprovasse la lezione n3l $ e si volesse ritenere 1* odiosa idea della maledetta maldicenza , io spiegherei quella parola y^/i»a , riputazione^ memoria , che h il vero primario senso e frequentissimo di tale vocabolo • E unendo il senso del seguente fnCM vh di- rei , nell'altrui fama non ponesti lingua # Tutt* altro in somma farei , che intro- durre qua menzione di evitato matrimonio ; e spero che i dotti si accosteranno alla mia opimone , che in gran parte h quella di Barth($lemy p Oltrecchè nSì so- lamente in istato derivativo h vir , e non mai mrilitas , come credo ; e secon- do la spiegazione di !#• dovrebbe almeno il vocabolo non essere privo di pre- posizione ^ essendo costrutto col verbo di moto ^9 passh , trascorse . 9* Parola deeimanona • nOJì integritas ovvero integra perfeeta , anche secondo la radice araba • Il L. può tralasciare qui U senso di arcani o mi-- racoli , essendo V altro siguficato di uso notissimo ; e gik dissi che è qui ridi- cola la dottrina del dagliesc • Della parola Cnx barbara ^ che il L. vorrebbe ficcare a dispetto dei dotti antichi nella lingua ebrea , diremo in disparte • Certamente non vi è frase più propria ebraica della adottata qui dal Bar- thelemy pura vel perfeeta coram Osiride » 10. Parola duodecima di Z. Anche la voce tim introdotta dal L. è fuori deir uso ebraico t e poi come il L. vuole ^ìfl dopo di avere rigettato *ì ? e noi qui non ammettiamo *ni , avendo gik negata ia conversione della vau in zain • In altro supposto la sua derivazione non la prenderemmo da ni con L. f ma da If , che più somiglia e consuona • Lo stesso ragionamento vale più sot- to , dove riviene il vocabolo • Credo che nel sasso dovesse essere scritto na esto , invece di ♦in . Quante volte la I abbia occupato il luogo della • , tutti i grammatici lo sanno . E vedo inoltre che il Fabricy p. 8a. accorda che si spie- ghi esto anche V nn . £ gra s" intende che né meno (^ ha luogo la voce OnX barbara e pestilente in ebraico . 11. La parole tta |ia deve ragionevolmente intendersi ex (non ex vino co- me si fa dal L. ) e vedo che ciò è molto approvato anche dal Fabricy pag. 85. , essendo qui la jod non tanto ridondante quanto analoga • Io aggiungo che per interpretare ex vino , bisognerebbe che fosse scritto {♦♦D , come e infatti Gè* nes. XLIX. la • Ma insistendo L* pel vino ^ ( di cui anche copia inutilmente la rimotissima etimologia araba (^^ , i^on che la traduzione gfimuit , effudit , dal 9 C4 Castel p, i53. ) e valendosi delle anomalie grammaticali , gli rcplicluamo , che r erudizione qui resiste alle libeita grafiche : poiché tale interpretazione è pienamente contradetta dalla formola da lui citata pag« 75. J^ùùa'oi\>a'iPii tÒ 4^JC§^*' vcf^où^ , Osiri dia t acqua fresca (noni vino ) • Ed fe ovvia ne* pa- piri e negli steli la pittura di una divinità che versa acquai sulle anime dei defunti , o le fa bere • Vuoisi dunque sbandir quinci ogni odore di vino • Ho detto acqua , e non acqua della vita come comunemente si spiega ; poiché deve intendersi più tosto T acqua di Lete ossia della oblivione ; là quale fa* vola essere passata in Grecia dair Egitto , lo dimostra un passo di Eustazio antiochiese da me publicata • Quindi è una bevuta in senso francese quella che Icggcsi come bevuta di ndttare presso L. p. 77^ la. Quanto alla seguente parola ( 27. di L^e 28. di Bart!i. ) die nel sasso è in- certa , sembra doversi ritenere la congettura di Barthelemy ^*ìp a legentibus ( està benedicta ) . L* Ilamater ama •npJ»C honoratd • Il L. scrive ^tVt parola barbara in ebraico : e p. 38. ci narra il modo autorevole con cui l'ha creata : non V ha che a continuare le linee , e la lettera è fatta . E noi già escludemmo la X dalla sede della p • È barbara altresì la voce NJJiì profetica p. 20* i3. Segue */iy DJ nnSl . Non sembra potersi dubitare della felicissima spie- gazione di queste tre parole fatta dal Barthelemy nunc fugit vigor eius , ora è estinta; la quale h confermata letteralmente dal deuternomio XXXIV. 7 , come esso Barthelemy fa osservare , dove sono le medesime due prime parole nnS QO fugit vigor eius . Il L. invece di nnSl scrive flnSr cangiando al soli- to la vau in zain . Ma che ne avviene ? Invece della mosaica parola , ci si mette innanzi una quasi bai^bara radice tolta dalla ghemara , per amore di novità 9 ed a fine di accreditare l* aspersione di quel vino , di cui dimostrammo non es- sere qui gocciola ne odore • Si è anche detto , che ^ Jiy OO h in ebraico fugit nunc* Ma ecco. da L. sostituirsi anche qui un barbaro avverbio «nyQJ • 1 4. Segue I^Jai , che non è in vino , ma certamente nulV altro che la prepo- sizione inter • La susseguente parola fu letta dal Barthelemy ^On , ma come prossima alla lacuna , sembrò restare incerto , e non la spiegò. Il Fabricy p. 89. supplì ragionevolmente ITDn ovvero unn^Dll ovvero PH^Dn , che con la pre- posizione precedente da inter sanctas , Ecco però che L. scrive tVOn ) nome che è lecito di chiamare barbaro , poiché non è confermato da alcun esempio . Io amerei lasciare incerta questa lettura 9 accostarmi al Fabricy • i5. Finalmente ha L. supplite animosamente le ultime due parole della iscri- 65 zione , per la quale impresa non bastò V animo al modesto benché dottissima Barthélemy . Ma quali sono questi suppliraenti ? uno h wV a lei , ciob quelP ^\n ( da noi già escluso ) , col segnacaso h ; e tal parola il L. ha preso dalla sua precedente lettura erronea 9 come credo , senza ulteriore ritrovamento • Il se«- condo supplimeoto h la volgarissima parola oVvf 3 che ha tolta non da indizi ^ come io persisto a credere 9 che siano nel suo sasso , ma per sola imitazione , senz* altra fatica nh ricerca 9 dalla seconda palmirena del Campidoglio , che da tal voce , benché con diverso senso , h conchiusa • Ci avverte poi il L. p- 38. che ohv si grida per augurio di prosperità tra gli Ebrei a chi stemuta • Che pelò anche in fine della terza riga , dove il Barthdlemy restò indeciso , il L. scrisse francamente *nX ; la qual voce parimenti p- 38. ci idice gridarsi dagli Arabi a chi sternuta • Cosi in questa iscrizione due volte i supplimenti e le va- riazioni di L. ci aiutano contro i mali sintomi dello sternuto • APPENDICE GIOCOSA. Sinora ho voluto supporre che giusta fosse e certa 1* interpretazione data dal Barthdlemy ( e seguita dal L. ) alla seconda parola finn Tehà 9 e che debba intendersi una donna • Ma che sarebbe 9 se a questo e ad altri vocaboli della iscrizione potesse o doviesse darsi tutto altro significato ? in guisa che la donna e la sacerdotessa 9 e ogni aereo castello sopra lei fondato 9 svanissero come quelli incantati delle fate ? Io interpreto dunque la prima riga cosi : Benedicta veniat ( ovvero venias ) come(lere cananiticum ( ovvero iW- fernum ) epuliim Osiridis dei . 1. E cosi dichiaro il tema mio • HUTì non h nome proprio , ma h terza per- sona feminile del futuro del verbo «n . Basta V esempio del salmo XLIX. 20. che tosto reciteremo dove si dice che la vita tcrfij ( ciofe Y uomo ) verrà , ossia afidrà K3n ; ed inoltre Ruth III. i5. Che" se vuoisi la seconda persona femi- nile venias^ in vista de^ seguenti verbi 9 scriveremo *M3Jì , come Ruth III. 17. Poichb sappiamo che la iod può ugualmente mancare che ridondare nelle an<^ tiche scritture ; e lo stesso L. sovente fa uso di tale privilegio 9 quando gli giova . Dunque benedicta veniat ovvero venias . ( E ricordiamci della frase degli Ebrei nel vangelo benedictus qui venit ) • 2. Pr\2 e r infinitivo del verbo m3 comefiit ; poiché la vau 9 come è no- to ^ e come per suo interesse e' inculca il L. , si sopprimeva nelle antiche scrit- GC ture ( anzi nel!" infinitivo si ommctte senza alcuna taccia di licenzioso ) • Ecco anche la parola Osiri ^ che nella fenicia iscrizione di Carpentras h HD^M , nel* la parimenti fenicia di Malta h nDM , come fa notare il savio Àkerblad nella lettera a S. £• Italinski p. ii ; la quale lezione giova mirabilmente a questo mio assunto di difendere la soppressione della iod in Mtì , e ddla vau in ll")3 . £ non nego io che niH in caldeo possa essere^gliuola ; nondimeno V iscri- zione fenicia di Cipro (acad. T.XXX. p. 4i3) dice la figlia IW, come si usa in ebraico • Direbbe qua taluno che dovrebbe scriversi con la proposizione '^'^ ' 9 precedendo un verbo di moto ? Si risponde che la prep, non è neces^ saria ( I. reg* IH. i5. ); e che nb meno il L. la prefigge al suo nSì • 3. Tutti gì' illustratori si sono accordati in credere che nella quinta parola KWfin , la tau sia aggiunta , e che sia servile o formativa del vocabolo finiO ossia WJD oblatio , sacrum epidum ; e quindi si canchiude che la tau è idio- tismo fenicio . Ciò posto , con pari diritto d' idiotismo fenicio potrk riguardarsi come servile la tait anche avanti la precedente voce ^lì che nella bibbia fe un po- polo cananeo ; e qui viene a proposito in un monumento d'iscrizione fenicia ossia cananea ; e lo stesso L. p. 19. si raccomanda acciocché si conceda di ammet- tere queste tau servili in fenicio • Che se fosse mai lecito di dubitare in que- sta parola della certezza di una lettera ^ cioè che la wlu sia invece una tau , allora avremmo altra parola opportunissima cioè Vnfl inferus , e diremo epa- lum inferum • È certo che dagli Egizi si credeva clic i defunti fossero para- siti , e che andassero a mangiare sotterra col dio delle ombre Osiri ( la quale opi^ nione in altre nazioni altresì invalse ; onde la cena di Proserpina ^ e forse in par^ te que' cibi che in paese punico si mettevano sulle tombe de' morti come nar^ ra S. Agostino conf ess. VI. 2, i quali s. Monica docilmente si astenne di of- ferire , poiché le fu detto che illa quasi parentalia super stitioni gentilium erant simillima • Che più ? i Romani non dissero ombre a taluni che concor- revano agli altrui conviti ? ) La mensa ed ara di Carpentras carica di cibi , e infinite altre ne' papiri funebri , attestano con la più evidente certezza questa popolare opinione che i morti mangiassero . È dunque ragionevole e naturalis- simo che r iscrizione fenicia parli di questi parasitici mangiamenti , che sono ivi effigiati in iscultura e dipinti sopra i papiri • — Finalmente osservo che in fòrza grammaticale si potrebbe negare anche TOwW; perocché Gen. XLIX. u. nOH è ligans ; e altrove questo, verbo é cohibens imptrio , officio . Si direb- be dunque cohibentis imperio Dei , che sarebbe beli' epiteto orientale , al- meno quanto il potens ài Lr ; specialmente se si rifletta alla forza coercitiva , caratteristica di Osiri « V. nel nostro libro p. g. 4* Fin qm per mio trastullo ; benché quanto alla parola Tebà ( se non fos^ se per amore di sua madre Tachui ) neglierei quasi seriamente che debba in- tendersi persona; e certamente poi non consento clie vi si fabrichino sopra tapte speciose fantasie • Non proseguirò} a spiegjBxe col predetto metodo il rimanente della iscrizione ; ma lascierò a qualche umore più gajo , e che abbia di me più ozio ^ il ricrearsi nella distribuzione e spiegazione di questo fenicio testo , co-* me gli piacerà • Mi Olp CffÈ Sì PKETENDE Ot CilfGÌJJtE IN tfl* . Sette pagine impiega il L. ( 38-35 ) in volerci persuadere che la prima e la sesta parola della terza riga nella iscrizione fenicia devono leggersi 0*1)t , e non Oip come lesse il savia Bartbélemy dietro alk esatta copia che del monumento gli fu fornita • I. Lasciamo di contra:stare iMorno stila prima vol£a in cui comparisce que- sta parola f gik che nel sasso sembra corrosa la prima lettera* Parlando dun* qucf della sesta parola , che poi ci varrà ugualmente per la prima t si vede che la questione sta nella prima e seconda lettera t cioè se la prima sia coph ovvero tsade , e la seconda daleth ovvero rese . Della somiglianza e permuta- zione vicendevole della daleth e rese , già fui discorso più soprs ; ed abbiamo escluso dair alfabeta di L. quella forma di daleth che ^ intolerabile , e preten- diamo die necessariamente vi si scriva la forma stabilita dal detto Barthelemy , che e il padre del ^usto rifabeto* £ ciò verrà dimostrato anche dalla necessi- ta I che proveremo , di leggere la prima lettera come coph non come tsade ; dal che consegue che la seconda i in forza del senso , debba essere daleth non rese . a. La forma delk prima lettera ^ nelle più antiche ihcisiom di Rigord , di Montfaucon » di Gaylus » di Bardiiflemy affatto favorevole a credersi una coph . E non i retta la vista di L* che quella forma tiri più tosto verso la tsade sa- maritana • Questa lettera samaritana ha tre linee discéndenti ^ ed una orizon- tale ; ma la lettera ^ che è in questione , non ne ha che due assai ineguali di- scendenti ^ ed una laterale ascendente ; e non giova che L. abbia prodotta al* quanto anche in giù quella medesima laterale ascendente ; poichb simile inesat- tezza , gli fu rinfacciata p« Z^j. eziandio nella decima lettera del vaso palermitano , G3 e molto più nelle pretese e falsificate padelle di Capranesi • E la forma della tsade fenicia nella iscrizione maltese differisce in tutto da quella del L. Vedi acad. Corton. T» IIL p, 90. 92» 3. Ma che giova dubitare , quando leggendo dietro a tali e tante autorità D*ìp , abbiamo parola notissima palestina ; e leggendo senza autorità die vaglia D*ìX , non abbiamo più voce palestina ciob fenicia 1 né senso ovvio ^ ma ci con* viene mendicarne in Arabia V intelligenza ? £ chi non sa la prudente regola di non lasciare il certo per V incerto ? Previde L. che mal volentieri si sarebbe ricevuto d* Arabia questo dono ^ poiché le etimologie di la tratte 3ono già non poco screditate] , atteso non solamente V abuso notissimo che se n' è fatto da' tempi della scuola di Schultens sino a dì nostri ; ma eziandio in vista del- la troppa facilità con cui aueste parole si copiano dal lessico di Castel 9 che ha riunite sotto una sola radice le parole dei diversi linguaggi • Perciò ha voluto L. sforzarsi di persuadere che non è forse straniera alla lingua ebraica quella sua voce; poiché egli crede di scoprirla in due cantici, di Mosé uno , V altro di Davide . Ecco il testo mosaico deuter. XXXIL 3o. Nonne quia Deus eorum vendidit eos , 0130 Dn« O »h Ù» Et Dominus conclusit illos ? («) OnUDn niriM Non enim sicut Deus noster , Deus illorum . trwt WniM vh O 4* Non vuole il L. che s' intenda il vocabolo 11X fortezza , e per traslato Dio ; e nega che la mem sia pronome affisso . Pretende poi che si legga OIX ( scacciando anche la vau ) perché tal voce esiste nella lingua araba ( cioè in quel comodissimo lessico di Castel p. 3247. ) e significa ;70^e^ , quantunque manchi nella ebraica. Ma 9 dico io , quando OlIX con affisso mi dà un giusto senso gram- maticale; quando ciò che si vuole sostituire, é straniero alla lingua e quindi barbaro ; quando anche bisogna usare una violenza per intruderlo , escludendo cioè una lettera ; quando le antiche versioni orientali , e la volgata , e Pagnini da L. citati riconoscono lo ^Yt con V affisso ; quando V araba stessa versióne ( cui non so perché siasi qui tacciuta da L. ) riconosce lo ItX ebraico e traduce ^y*^ Jìdcrum , adminiculum , e non mette la radice fyc , come più d*ogni al- tro interprete avrebbe dovuto fare 9 vedendosi così scritto nell' ebraico ; come (i) L. scrive male OVJIDST poss* io applaudire a questa insussisteate novità ? È dunque vano il gloriarsi che nemmeno i rabbini abbiano conosciuta tale verità ; ed è vano il dire che la fenicia parola ( ben incerta ^ anzi falsa ) avvalori questa spiegazione del deutero- nomio i e sta ottimamente che Mosè dica essere stato il nemico consegnato in cat- tività , ciob abbandonato , dal suo idolo $ in prova, della inferiorità di questo al Dio d' Israele • 5. Prosegue L« e vuole dichiararci il versetto i5. del salmo 48- ( ebr. 49 ) • Premetto che le versioni in latino delle versioni orientali addotte dal L. in que- sto e nel precedente passo ^ noil sono cosi sua i ma prese senipliccmente dalle publiche poliglotte # £ tanto fu lungi il L. dal confrontare almeno gli ori«- ginali testi orientali ivi esistenti ^ che nel copiare la versione latina del caldaico di questo secondo passo gli h accaduto di saltare incautamente dal- la meta del verso i5^ che è quello di cui si tratta « alla meta del verso iG, che non è a proposito é Egli qui cosi copia dalla poliglotta parigina la quale di- sgraziatamente non h interhneare ( rivedi p. 37 ) : propterea corpora corum veterascent in gehenna ; quoniam ( qui comincia il guai ) docehit me legem suam , et inducet me in pattern suam in saecutum venturum • Ma la poli- glotta letta senza errore dice v. i5 i propterea corpora eorum veterascent in gehenna ; quoniam extenderiint manum , et destruxerunt hahitationem domus maiestatis eius v. 16 . Utique Deus redimet animam meam a ge- henna^ quoniam docehit me legem suam etc. 6. Lanci traduce il versetto : sicut pecus in inferno ponentur ( più esat- latamente la volgata positi sunt , essendo preterito lo XtMO ) ; mors depascet eos ; et dominahuntur eis recti in iwestigatione ; et potens consummahit sepulchrum e putredine eius ( clausola più oscura dello stesso sepolcro ) . Io dico che lo OTX ( o piuttosto mix , secondo il keri ) fc stato tradotto ec- cellentemente corpi loro dall' interprete caldeo , seguito in ciò da s. Girolamo che scrisse ^gura , da cui ha preso Pagnini • Dico inoltre che mette qui F ara- bo interprete tutt' altra parola che lo D"ì3t ; e toma T argomento di sopra det- to . Consegue da ciò essere vana la pretensione che tanto sia cerio questo ritro- vato , da doversi riporre ne* lessici ebraici ; e di più ne' caldaici ! p. 35. 7« E mi sembra oramai intolerabile ( parlerò in generale senza avere in vista persona particolare ) la licenziosità di coloro che tentano per ogni voglia^che loro ne nasca , di trasportare le parole di una lingua in un* altra ; e cosi a poco a poco imbastardire gli idiotismi . Nb vuoisi dissimulare V occasione almeno par- 7« zialc di questo disordine . Da che quel lessico eptaglotto del Castel , parte per volouta del suo autore e parte per Icnocinio de* librai ^ ai unì in matrimo* nio perpetuo con la poliglotta del Walton 9 cominciò a generarsene una turba innumerabile di poliglotti e orientalisti , nati improvisamente e improvisatori essi stessi , i quali con estrema £acilitk e ardire imbrattano le loro carte d* ogni sor- te di caratteri e lingue 9 e spacciano di avere in capo tutto V oriente • Essi confondono 9 abbarufiano 9 stoi*piano , non dirò i linguaggi , naa le parole de* lin« guaggi : tutto sanno , tutto affermano 9 tutto spiegano ; in caelwn iusseris ibunt • Ma guai a costoro se restassero orfani di quel benefico padre Castel f poichìr ne meno la pia madre poliglotta basterebbe più a fornir loro le spese • Cade qui opportuna la sentenza del mio Frontone a Marcaurelio lib. IV. 3 9 di quel Frontone uscito testb superbo e grandioso da* vaticani palinsesti , che a taluni pajono cosa^ aeschinissima in confronto de* propri gessi 9 e in paragone delle nenie funel)ri , che sono negli steli e^i e io quello di Carpeutras ; a* pri- mi de* quali in grazia appunto delle nenie il L. pospose p. 117. una opera di Cicerone ; e T altro per lo stesso motivo delle preci nenie gli sembrò p. i3i« Cos^ rarissima e di sommo pregio . Udiamo Frontone: onaiium artium,^ ut ergo arbitror 9 imperitnm et indoctum omnino esse praestat , quam se-- viiperitum ac semidoctum • Tfam qui sibi conscifis est artis expertem es^ se , minus adtemptat 9 eoqtie minus praecf'pitat ; dijfidentia pofecto auda^ ciam prohibet : at ubi quis leviter quid cognitum prò conperto ostentat 9 falsa fiducia multifariam làbitur • • Malitiosissimi sunt 9 qui in vestibulo artis obversati 9 prius inde averterint quam penetraverint # 8. Essendomi finora avvolto in minuti esami e in dispute grammaticali 9 prendo cortese licenza da* miei lettori di non confutare particolarmente la so^ pradetta spiegazione di h* dello P")X 9 ma di r/scitare qui modestamente e senza boria d* infallibilità 9 una intiera mia traduzione 9 ( poichb anch* io d* orienta.- lismo mi diletto e intendo alcun poco 9 come ora ho dimostrato ; e conosco al- quanto que* libri e que* metodi ; e v* impiegai già più studio e tempo che altri forse non s* ima^n^ , s^nza ambire perciò la laurea di pedagogo ) ; mi sia , dissi 9 lecito di redtai^e una mia traduzione dall* ebraica lingua di questo in- tiero salmo 9 che h veramente oscuro nelle antiche versioni si orientali che d* oc^ cideate . In questa traduzione 9 comprovata dalle annotazioni 9 si troverà anche lo scioglimento di quelle difficolta 9 che io schivo di dichiarare grammaticalmen^ te a parte • 7' Salmo XLFUL ( chr. XLIX. ) A R G O M E N T O Niuno , benché ricco e felice , puh sottrarsi dalla morte • I. Al capo de* Ceriti . Salmo . \. Udite ciò genti tutte ; por^' gcte orecchio voi tutti o abitatori del mondo . 3. E vili e illustri , e ricchi e po- veri indistintamente . 4- La mia bocca parlerà savia- mente ; e ciò che la mia mente ha meditato , saranno cose assennate . 5. Io stesso applicherò il mio orec- chic alle sentenze ; io manifesterò con la cetra i miei enimmi . C. Perchè paventerò io nel tempo della calamità , quando gì' iniqui soppiantatori mi circonderanno ? 7. / quali confidano nella loro fobba , e si gloriano nelle molte loro ricchezze . : ♦m>n ntjM nnaji (2) tj^;» «,^^^1, ^^^ PMp> >:3pvr!yyn >tì^:3 ntk r\hh 9rm 313! ob^n-Sy o>nD3n (i) Che nWD sia capo o prefitto é certissi- mo . Vedi II. Parai.II. 17. (lat. 18) , XXXIV. i3; I. Esdr. IH. 8 9 i Abac. III. 19. In alcuno di questi luoghi anche nella Tolgala si traduce ;^rae- positos , i^jj secondo taluni é jwo/zò ovvero co/i. tu . Così I. Parai.xv.2i.n,yDKfn *?ynnw33 HÌTjS ^<"* <^^«^e c/i otto corde a suonare ( oy- > ero cantare ) . Questo lignificato musicale può provenire dal primo senso di j-jjfj f^ pu- ro e Uiiuido . Onde Orazio od. lib. I. 24. MeU pomcnc cui liquidam pater voccm cum cithara dedit . Cosi in siriaco presso quel caro Castel I^O^ é voce liquida e canora . Quindi fljf jO cantore suonatore . U vocabolo nUfìS dall' interprete caldeo de* saUni suole tradursi ad laudes canendas . Spiego diynque la parola al capo della musica dei Coriti ; ovvero al suonato- re o cantore è consegnato il salmo per metterlo in musica . Coriti s' intendono i musici della fa- miglia di Core . Sopra (juesta parola e sopra 1' altra fela può leggersi la dissertazione del Calniet. (2) Quasi come Orazio P.274- Carmen digitis cai- lemfis et aure ì e quasi come il musico che inchhia l* orecchio verso lo strupicnto , e che addatta il suono a' versi . Vi è chi spiega : io già porsi orcr^ chio a' proverbi i perciò adesso canterò sulla ce- tra ditti sentenziosi . Ma il verbo fljjjjl è futuro» IO 7^ 8. Niuno può riscattare altrui ( dalla morte ) ; niuno darà a Dio il prezzo del proprio (2) riscatto^ 9. Troppo prezioso è il riscatto della vita , e non si avrà già mai ; 10. Per vivere in eterno , e non ispcrimentare la sepoltura . 1 1 . Ecco che si vedono morire i saiù ; il pazzo insieme e lo stolido periscono ^ e lasciano ad altri le lo- ro sostanze . i2« Pensavano costoro che le loro case sarehbono eterne , e le loro abi- tazioni perpetue ; imposero i propri nomi alle terre . i3. Ma r uomo non dura in di" gnità ; egli è simile alle bestie che p eriscono . j oSty V (;3) Sini omj imi npn t ohm onn^V uryt tiaN»' : (5) ;iiaiK iby oniDM isnp nii fiianaa Sk^dj (^) vh>-h2 ip'Jj oint :• (7) tó-u (0 Vedi Proverb. XIILS. Qui le yarianti del eh. Bernardo de' Rossi , tU cui mi glorio essere sta- to discepolo netlVbraico» hanno nj^ etiam, ed in molti codici -|j| profecio, invece di UH /faterà e dopo Kf>i^ hanno Dt-|^je tfl» N^l «^' «<>« ^fl- bitDominus ntc. Onde il versetto si tradurrebbe: certamente l'uomo non si riscatterà (dalia mor- te ) né Dio gli farà in ciò remissione . (a) Ovvero del di lui. (3) Forse invece di ^^f^ deficit^ deve legger- « c^n metatesi ^^ peremiat, ind>raicoed ara. l>o i e tradurre , né dare a Dio il prezzo del ri^ scatto . 9. ,1 prezzo ( ^pi ; della vita per du- r^re in eterno, io. per vìvere sempre » e non sperimentare la sepoltura . (4) Oa"|p intrinsecum eorum , cioè // loro pensitio ed opinione é, che ecc I eodici ebraici ci danno cdncordemeate questa lesione , né vi è presso Rossi varietà. Ma tutti gli antichi lessero con metatesi Q'^^p sepulcra eorum ^ Si potreb- be anche dire che la metafesi non muta qui il lenso » come talor» altrove • Infatti rab. Imma- nude » il cui breve commento fu stampato dal Ros- si • legge 03^2^ e spiega i sepolcri loro • E la lingua italiana parimenti abbonda di tali esempi di metatesi • In questa supposizione apFegherei : i loro sepolcri seìviranno loro di case in eterno i saranno loro in luogo di abitaziotte in tutti i secoli • mentre si celebrano i loro nomi sopra la terra . (5) Vedi Nmn/XXXlI. 38.5 II. Re XVIII. 18. Cosi Alessandro diede il nome ad Alessan- dria «ce. (6) Niun codice ha pjj», come sembra che leg- f ewero gli antichi . Vedi il Rossi , e presso noi l'ultima annotazione. (7) In vece del plurale )Q1^ hanno flfil) gxcisus est, ovvero similis Jàctus est , alcuni co- dici presso Rossi* 1 4. Questa loro condotta di vita è stoltezza : e nondimeno i loro po^ steri su le traccie loro correranno* Selli . i5. Come pecore sono posti nel se- polcro ; la morte li consumierà • / giusti signoreggieranno ben presto sopra loro : i loro corpi si guaste-' ranno nel sepolcro , loro abitazio^ ne . 16. Ma Iddio riscatterà me dal se* poterò , dappoiché egli mi as^rà preso ( seco ) • Selà • 0) PiT»3 l (3) nVo W WT 73 BaiTVìovrnio (4) in» hwvh fu» hìm fliVaV OTJT! c5) yaS o^ne^i i O (6) SjìD srho (7) ynp^ (1) Inrece di QH^fi^ ^^ DH^fiD qualche co- dice citato dal Rossi • Ora f^ non di rado passa in particella di riempimento con le altre parjticelle Vy * S > 3 • ® significa il modo e tenore di una cosa. Vedi Gen. XUU. 7. Esod. XXXI V.27. Lev. XXVII. .8. Num. XXVI. 56. E così il tfi^ Esod. XVI. ai. Num. XXXV. 8. Giob. XXXUI. 6. Malac. IL 9. (2) Invece di )^| t»olent, complacebunt da n!m ' ^ varianti di Rossi suppl. hanno iV*i> current da v^^ ; e cosi s. Girolamo . (3) La voce n^J) é frequente ;ie' salmi , e s* incontra anche in Abacncco e non altrove • co- me altri ha già osservato* .Seinb;ra che sia una pausa • Si sa ancora che più di .trenta diverse opi- nioni hanno pronunciato ì dotti sopra il signifi- cato di tale vocabolo -, dopo il che , sarà più bello il Ucere che garrire all'aria. (4) iniCf <^a n W «'w . collocò . Per altro iMassoretì mettendovi il dagbesc ^ffjg; lo deduco- no da nnVf • ^« « separò , scelse , destinò . Onde si dirdbbe: come pecore sono destinati al sepolcro i là morte pe li guiderà . Dico guiderà a guisa di pastore che mena al pascolo il gregge , ;^y^ può aver senso di guidare al pascolo ( ed anche di consumare . ) I settanta hanno 9ro/- fietifu: la volgata depascet ; e volle credo V in- terprete dire pascei , traduccndo dai settanta. l^) ^p)3 è ^ncbc armentiere. Vjedi Amos VII. 14. onde si direbbe : i gitisti signoreggie^ ranno a guisa di armentieri . Cioè i giusti suc- cederanno al patrimonio xlcgli empi nel presente mondo , e nel futuro li sindicheranao . La prepo- sixione ^ con senso 4i a guisa Gen. L Hì.Xh 3, C^) VtìrU P*"' ^i *ifir- Ovvero Ja jj é eemantìca , formante il nome hahitatio da ^^> hahitàvit . Assai codici non hanno il daghesc nella | , .ciò che dimostrerebbe non .essere la ^ preposizione. Un codice presso Rossi e le anti- che versioni banno )a lezione |Q^ invece di |7 • Rabbino Imnianuele spiega: / loro corpi si guasteranno nel sepolcro , fuori delle loro case . »V Saro i jD ^xtra i j^ si riferisce a «i^J singol. corpo , cadavere» (7) Mi avrà preso $eco^ maniera di dire una buo- na morte • quasi simile al dolce ratto di Enocco Vedi Gen. V. a4 • dove s' impiega lo stesso ver- bo np/ » ^ vedi anche salm. icbr. LXX1II. ^4' Agg. II. 23. Eccli. gr. XLIV.. |6 ; epist. agli Ebr. XI. 5 • Qui 9J accenna la risurrezione del giu- sto dopo la morte • Ma per lo verbo vedasi anche Gen. XXIV. 7. 74 17» Non ti turbare quando alcuno dhenterà ricco , quando crescerà lo splendore della sua casa . i8. Perocché nella morte sua non prenderà ( seco ) nulla , ne le sue pompe gli scenderanno dietro . 19. Dappoiché egli sarà stato pro- speroso in vita e lodato , e avrà go- duto felicità j 120. Andrà ad unirsi al popolo de" suoi maggiori , 1 quali in eterno non vedranno pia luce. 21. L' uomo non dura lungameu'" te in dignità : egli è simile alle be- stie die periscono . hV nxj-Ty ^*no« nn-nv «^^n (i) Ovvero adulato, esaltato' (2) "Jll'^f con 1' affisso di sccouda persona . ^la è idiotismo ebraico il cangiare improvisamen- te le persone » come per apostrofe • Simmaco ne- gli esapli ha qui riconosciuta questa personale n.tt- t azione* (3) Invece di ^ hanno ^ alcuni codici presso Rossi* Seguirono la seconda Iczjonc i set- tanta» e la volgata, ed altri antichi interpreti. (4) Ovvero egli stesso non vedrà più lum^ poiché qualche codice ha HM*!^ M 7 -''^^ videUt * (5) Invere di H^t » ^*'»"o h^ parecchi co- dici presso Rossi. La variante è da adottarci' Ri- vedi il verso x3* (6) Invece di jr^) hanno ti*)1 non pochi co- dici presso Rossi; la quale seconda lezione ho io seguita nella traduzione per conformarmi al ver- so r5> orrezioni P. 6. V. 7. guardiamo corr. guardiano. P. 42. a;, penult. vuoisi scrivere così *. La tetTsa differenza è nella parola 1 5. 13. per n . Ma ecco clie la -^ fu addittala al L. àalla retta incisione delP Ad- ler : come anche dalla lettura adottata dal Giorgi imparò il L. , che la 7 di h\:i doveva tras^portarsi alla seguente parola • p. 46. V. 17. leggi nairt • P. 5i. V. 32. 3 corr. 3 . P. 52. V. 4- « 3i. corr. T. III. P. 54. a;, penult. dove non sia già corretto , leggi : è perchè ciò ? perche è in atto ecc. P. 68. V. 5. Dnp corr. Dip • P. 70. V. 20. poleclo corr. profecto . CONCLUSIONE Or traendo le cose a termine , non posso dissimulare la gioja che speri- mento in vedere con quali convenienze e con qual sentio nello scritto , di cui sinora ho giudicato , si parla ancora de' palinsesti , e della scoperta degli egizi ca- ratteri • Godo , dissi , perchè ciò mi da diritto di giidare con Celio Aureliano : si proficentium testis est inmlia , quae nohis olhn Comes est , magna gerimus in his quae gerimus . E fu acuta ma giusta la riflessione di quel pitagorico , clie non credeva d* aver fatto ancora cosa stimabile , quia nondum illi invicle^ hatur . Or ecco le poche righe ^ che secondo ToLligante e verace linguaggio dello scrittore Lanci ( lib.fln. ) , si sono da me rinvenute ne'paliusesti • !• Parti inedite insigni delle orazioni di Ciceróne prò Scauro , prò Tullio , prò Fiacco , in Clodium j de aere alieno Milonis , de rege alexandrino . IL Un commento antico erudi lissimo a* sette orazioni di Cicerone nell' Ambrosiana in quadrati ca- ratteri ( con un frammento oratorio di Gracco il tribuno ) ; ed altrettanto poi od anche più nella Vaticana in pari antichità di scrittura , benché ancora non publir cato • IIL Una porzione nobilissima della republica di Cicerone ; che ha riportato r onore di tante ristampe , parecchie delle quali ripeterono ad litteram anche tut- te le annotazioni del primo editore . IV. Un grosso volume delle eleganti lettere di Frontone , di Marcaiirelio , e d'altri contemporanei . V. Parti stimabili di nove orazioni di Simmaco , con la decima d' altro oratore • VI. Larghi squarci di romano diritto anteriore a* codici non solamente di Giustiniano , ma ben an- che di Teodosio * VII. Sessanta inediti versi di Plauto , oltre altri di lui frammenti • Vili. Eruditi avanzi di una collana d' interpreti di Virgilio , an- teriori a Servio • IX. La versione mesogotica fatta da Uliila di tredici let- tere di S. Paolo ; con una omilia o trattata ulfìlano , di cui altri squarci un vaticano palinsesto somministrerà ; monumento di pregio incomparabile , che non cede al codice argenteo di Upsal ^ ed utilissimo non solo alla critica del sacro testo , ma ben assai più all' aumento i e dirci anzi al raddoppiamento , di quella madre-lingua perduta , il cui tesoro era prima limitato ai vangeli im- perfetti di Svezia , ed a' piccoli frammenti di Wolfenbìittel , ed ora viene tanto ampliato da cinque palinsesti ambrosiani da me scoperti ; de'quali un buon saggio già publicai , ne il rimanente , che \ moltissimo , resterà inedito . X. Squarci di un politico greco , descritto già da Fozio, ma poi perduto in sin a noi. XI. Copiosi e molti racconti inediti di Polibio , di Diodoro siciliano\ di Dione Cassio , diDeuzip- pò, di Eunapio e d'altri storici greci , che interessane in eminente modo la politica e 7^ la morale • XII. Pi&^Uri minori frammenti di antichi cU$sici ; ed assai cose sa« ere , come omilie anticlio e jkrattali greci e latim , commenti biblici , testi bi- blici in varie lingue di antichissima lettera , ip liturgie • Nb io voglio qui tutto palesare ciò che spero od attendo da* palinsesti , Intanto Y academia inglese ha decretato a^ palinsesti con epigrafe publica gli onori : V autore degli Omireni e del linguaggio di pluto li nega : cui creditis , Quirites ? ( N^ gik io a* palinsesti ho limitato i miei studi , come attestano le mie stampe del Dionigi , Iseo , Temi* stio , Porfirio , Aristide t Filone « Omero con gli scoliasti ^ Itinerario , e d* altri autori greci e latini ^ e di ecclesiastici padri ) . Ma poiché il savio ^ grave censore disprezza in fascio gli scopritori ed editori de'palinsesti ^ non deve tacersi il Caio , i frammenti di Cicerone « di Livio , e di Merobaude , e di una liturgia^ scoperti dal Niebuhr ; le leggi teodosiane e le parti ciceroniane dal Peyron ; \ frammenti ul- filani dallo Knittel ; quelli di Livio dal Giovenazzi e Bruns ; quelli di Aspro dai Maurini ; i ducento versi di Euripide per V industria di Hase e pekker ; i saggi d'antiche versioni bibliche scoperti dal Westein in Parigi « dal Barrono a senno ? Qui orajmai sclamerebbe con dura voce queir illirico di s,. Giro- lamo : (juid ais o columen litterarum , et nostrorum temporum Aristarche ? Tanto ci è piaciutp presentcmenre dire allo scrittore ab. Lanci , provo- cati in publico già due volte da' suoi irriverenti libercoli ; e ci disponiamo a * * % pan più grave discorso , quand* esso ancora non si emendi di quel suo co- stuma di non sapere stampare senza bile , senza contumelie , e senza dar noja . Tutti gli studi sono buoni e lodevoli , quando con gentilezza e modestamente SI trattano . E noi ben volentieri facciamo applauso agli studi «gizi , quando però si coltivino con soda ed utile erudizione , e specialmente dietro gli esera- pi e il magistero di ChampolUon : al quale predente in Roma , colui che volle con maraviglia del volgo , dar consigli non ricercati intorno all' abbici egizio , sembrò rinnuovare 1' esempio di quel sofista , che declamò una publica arin- ga in presenza del già veterano Annibale , col pietoso zelo d'insegnargli i ru- dimenti dcir arte militare . I. Settembre 182 3. IMPRIMATUR si videbitur rmo P. Mag. sac. Palat. apost. /. della Porta J^icesg. Nihil obstat quin typis imprimatur JFr. Antoniiis Prandimarte Min. Corw. IMPRIMATUR Fr. Thomas Dominicus Piazza O. Pf S- P' A. Pro-Mngister , / 1 i^ M> \^ ti li nt ft.^ t: I n ^Ifix 4j»t.ikf^rfi:;^l4k SJi Ar.yr. i ^ i»* \ (•